Fare musica a Genova sembra un processo naturale, più semplice. Non parlo in termini di frequenze, ritmo o scale, ma della semplicità e la fluenza con cui la musica risuona per le strade.
A Genova non manca l’ispirazione, forse perché chi scrive, chi suona, è di fatto la cassa di risonanza di qualcosa che è già diffuso nell’aria, tra i muri delle case, in mezzo alle fronde degli alberi.
A Genova, fin da subito, non manca il supporto del pubblico, condizione necessaria per rompere il muro che separa un semplice passatempo da un sogno per cui vale la pena crederci un po’ più forte. Spinta dalla curiosità di conoscere un po’ più da vicino questa dimensione della città, ho incontrato Andrea e Vittorio (in arte Gion, Foes e I Fagiani Selvatici), due giovani cantautori genovesi che hanno da poco lanciato il loro nuovo singolo “Dolmen”. Mi hanno raccontato la Genova musicale, con un occhio esperto e pienamente coinvolto.

“Il nostro duo è nato perché durante una riunione scout avevo inventato una canzone [Parlami di Bondenfio, ndr]. Io non capivo nulla di musica, Vitto si stava interessando alla produzione di pezzi: sapevo avesse già scritto e registrato canzoni con altri amici del quartiere, così mi sono rivolto a lui per chiedergli di registrarla in modo professionale. È nato tutto per gioco, poi si è concretizzato in un passatempo più serio”, racconta Andrea, quando chiedo loro come è nato il progetto.
Se sei a Genova e vuoi diventare un artista musicale, ci sono tante strade che puoi intraprendere: quasi ogni scuola superiore organizza un talent per dare spazio alle vene artistiche dei propri studente. Per esempio Olly, il concorrente dell’ultima edizione di Sanremo, ha iniziato proprio così. Inoltre, con il sostegno di SIAE, del Comune di Genova e di Universal Music Publishing – Casa Ricordi, la città organizza ogni anno Genova Per Voi, un premio non televisivo dedicato alle canzoni, che offre ai finalisti un’esperienza formativa e, al vincitore, un concreto sbocco professionale.

Ma c’è anche chi vuole farcela da solo, senza agevolazioni, così raccontano Gion e Foes:
“La nostra musica è leggerezza e divertimento e ci teniamo rimanga così, anche se in futuro dovessimo diventare famosi. Uno dei paletti che ci siamo dati è di essere più autosufficienti possibile, a costo che le cose vengano meno bene di quanto potrebbero venire con un supporto. Vogliamo che sia tutto curato da noi, dai testi, alla produzione, alla registrazione”.
Continuano:
“A Genova la vita serale e la movida sono sempre stati un problema: nei vicoli non bisogna stare in giro fino a tardi, ci sono molti restringimenti da parte dell’amministrazione. Ultimamente si organizzano manifestazioni contro queste regole che limitano la libertà dei più giovani, in cui spesso vengono montati palchi in piazza su cui sono invitati molti artisti esordienti genovesi, speriamo che chiamino anche noi.”

Ho chiesto se anche loro avvertissero un clima diverso, come se fosse molto più facile esprimersi in arte e musica. Mi hanno risposto che effettivamente è così e che si erano interrogati sulle cause di questo fenomeno:
“Come in ogni grande città sbancare è difficile, però una cosa che abbiamo notato è che quando riesci a diventare un po’ conosciuto c’è un gruppo di fan molto affezionato che ti sostiene. Pensando per esempio a Tedua, Bresh e gli altri della crew genovese, anche adesso che sono super famosi, se cerchi il cuore della loro fanbase lo troverai qui a Genova, tra le vie dei quartieri in cui sono cresciuti e in cui tutto è iniziato. È perché in questa città c’è un senso di appartenenza più forte del normale, puoi essere bravo e avere fortuna nella tua carriera musicale, ma se sei di Genova hai una spinta in più. Anche per noi il supporto dei fan aiuta molto.”
Tra le loro parole noto un senso di orgoglio e appartenenza molto affezionato, velato da un filo di amarezza, come se conoscessero a pieno le potenzialità della città e sapessero che si potrebbe fare molto di più. Chiedo come sarebbe una loro canzone, se dovessero dedicarla alla loro città:
“Se dovessimo scrivere una canzone su Genova le daremmo un senso dolceamaro, probabilmente sarebbe una di quelle canzoni d’amore che raccontano una storia idilliaca, ma che solo sull’ultima strofa rivelano la fregatura.”
Dopo qualche minuto di confronto iniziano a viaggiare con la fantasia:
“Oppure potrebbe raccontare la storia di una persona che si è appena trasferita a Genova da Caltanissetta per aprire un negozio di caramelle, racconteremmo dei suoi tentativi di adattamento, di come la gente la accoglierebbe, delle parole strane in dialetto che sentirebbe e non capirebbe. Il titolo potrebbe essere Diga Foranea: la diga è metaforicamente una divisione ma allo stesso tempo ti accoglie come fa una comunità. Canteremmo una città che proprio non dovresti scegliere nel caso volessi far fortuna, una città in cui, se ci capiti, ci capiti per caso; una città che all’apparenza ha poco da offrirti, ma che se impari a scoprire e conoscere ci mette poco a dirti “ehi tu, sei dei nostri!”.
Beatrice Basso
Foto: courtesy of Beatrice Basso