Generalmente l’immagine del circo viene associata alla figura dell’acrobata, del trapezista o del clown, ma anche a leoni che saltano attraverso cerchi infuocati, elefanti costretti a stare in equilibrio su un pallone, tigri che saltano da una sedia all’altra e cuccioli d’orso cavalcati da circensi. Queste esibizioni suscitano sorrisi, risate e poi applausi, ma se si considera la realtà oggettiva si comprende che non vi è nulla da applaudire. Non è la normalità che un cucciolo di orso con tanto di museruola alla bocca sia cavalcato da un circense procurandogli forti dolori; non è sensato che un leone sia costretto a saltare all’interno di un cerchio infuocato, che al solo rifiutarsi viene frustrato a sangue; non è divertente vedere tigri e leonesse accasciarsi al suolo durante un’esibizione perché a stento riescono a tenersi sulle zampe a causa delle frustrate e altri maltrattamenti.
È veramente così divertente vedere un animale soffrire? È veramente così soddisfacente vedere animali selvatici, prelevati dal loro habitat naturale e privati della loro libertà, essere chiusi in una gabbia con l’idea di dare spettacolo a noi esseri umani?
È bene ricordare che la vita in una gabbia non è spettacolo, la vita di un essere maltrattato a colpi di frusta non è intrattenimento, ma solo momento di riflessione per comprendere come maltrattare a sangue un animale possa essere un’attività ludica per noi esseri umani.
Un recente episodio di maltrattamento, tra i tanti, è avvenuto ad Azzano San Paolo, in provincia di Bergamo: l’elefante Andra muore e non di vecchiaia, ma di sfruttamento e maltrattamenti per il divertimento umano. Donato Ceci, della sede LAV di Bergamo dichiara: «Andra è stata sfruttata fino all’ultimo frammento di energia. Abbiamo tentato in tutti i modi di portarla via e di farle riassaporare il profumo della libertà, ma le leggi attuali non ce l’hanno consentito. Andra, il suo sangue e le sue lacrime, diventano il simbolo dello sfruttamento degli animali nei circhi italiani ed europei. Diventano l’ombra con cui dovranno convivere tutti coloro che ancora tollerano e favoriscono la subordinazione degli animali per una malata forma di intrattenimento umano»
Della stessa corrente di pensiero è Peter Singer, filosofo e attivista: «Quando i bambini vedono gli animali nei circhi, imparano che gli animali esistono per il nostro divertimento. A parte la crudeltà insita nell’addestramento e nel confinamento di questi animali, l’idea generale per cui ci dovremmo divertire di fronte all’umiliante spettacolo di un elefante o di un leone che realizza numeri da circo mostra una mancanza di rispetto per gli animali nella loro individualità».
Fortunatamente qualcuno ha trovato un’idea sensata per ‘fare circo’, ed è giusto ricordare Bernhard Paul, regista e circense austriaco che nel 1976 fonda il Circo Roncalli, il cui nome è ispirato ad Angelo Roncalli, divenuto in seguito Papa Giovanni XXIII.

Uno dei cambiamenti portati dal circo Roncalli è l’utilizzo di ologrammi al posto di animali in carne ed ossa, riproducendo felini, elefanti, orsi e tanti altri animali esotici, in modo tale da fornire un divertimento sano ed etico, accompagnato dal talento umano nell’arte circense e acrobata, quindi l’impiego di trapezisti e attori, in modo tale che il pubblico si possa dilettare senza mancare di rispetto ad altri individui e senza umiliare un altro essere vivente solo perché presenta diverse sembianza rispetto quelle umane.
Marta Federico