C’è una storia bella a Santa Rosa di Puente Piedra.
Alle pendici dei cerro, tipiche colline desertiche della periferia nord di Lima, capitale del Perù, ci sono due edifici tutti colorati e grida di bambini esuberanti a tutte le ore del giorno. Non sono mai stanchi di imparare con laboratori di lettura e di logica, di sfidarsi a sport e giochi da tavolo. Anche le mamme leggono e scrivono insieme. Nemmeno gli adolescenti del quartiere si stancano di partecipare ai corsi di fotografia o disegno, né le loro famiglie agli eventi organizzati nel Centro Culturale. Eddy e Lis, i fondatori del progetto, non sembrano stancarsi mai di promuovere cultura e solidarietà nel loro pueblo.
Questa è la storia del progetto Quijote para la vida, ed è una bella storia da raccontare.
Dove ci troviamo?
Nel lontano 1965 nasce ufficialmente il pueblo di Santa Rosa, insediamento umano nel distretto di Puente Piedra a Lima. In questo periodo infatti, dall’entroterra, dalle province, dalla sierra, dalla selva e dal nord la popolazione iniziava a migrare verso Lima, che iniziava così un’importante espansione che va avanti fino a oggi. I primi abitanti ad arrivare carcavano uno spazio dove stanziarsi, e trovarono nella protezione dei cerro dell’attuale Santa Rosa un luogo conveniente dove abitare.
I fondatori di Santa Rosa si distinguono fin da subito per il lavoro di comunità: grazie a una buona collaborazione fra vicini, si iniziano ad affrontare problemi come la lottizzazione della terra, l’approvvigionamento di acqua, la creazione di una strada che collegasse la zona a Puente Piedra senza dover attraversare il cerro.
«Oltre all’importanza del lavoro di comunità– ricorda Lis mentre mi racconta la storia della fondazione del pueblo- il ruolo della Chiesa locale è stato fondamentale». Ispirato dalla neonata teologia della liberazione, padre Luís Berger è stato a tutti gli effetti uno dei fondatori di Santa Rosa, attivo nel lavoro comunitario e promotore dell’importanza della questione educativa.

Una nuova educazione
All’inizio degli anni 2000, il Perù ottiene una posizione molto bassa nella classifica PISA Programme for International Student Assessment. Lis, che lavora nella scuola pubblica locale Fe y Alegría dalla fine degli anni ’90, ricorda che questo stimola i professori a mappare il territorio e a interrogarsi su come poter intervenire per migliorare una situazione più che allarmante. A Santa Rosa non c’erano biblioteche né luoghi culturali dove si potessero trovare libri da leggere o consultare: i bambini e l’intera popolazione non avevano spazi dove coltivare lettura e cultura, fondamentali per lo sviluppo di ogni società e comunità.
In questo contesto di attivismo, il gruppo di professori viene supportato e consigliato da padre Luís, in visita a Santa Rosa dopo decenni. Come sostenere un nuovo sviluppo dell’educazione? Servono nuovi spazi e serve rinnovare quella collaborazione e impegno che avevano contraddistinto il pueblo nei suoi primi anni.
Viene quindi formata l’Associazione Pueblo Grande, che darà vita allo stesso progetto Quijote para la Vida. Il gruppo deicide di dare priorità alla lettura e alla costruzione di una biblioteca. Così nel 2006 apre ufficialmente la biblioteca Don Quijote y su manchita: iniziano le attività che accompagnano da allora bambini, bambine e famiglie del quartiere.

Il progetto Quijote para la vida
«Ci rendiamo conto presto che… un libro da solo non risolve nulla!» prosegue Lis. I bambini che corrono e giocano nella biblioteca, e che di libri non vogliono sentir parlare, hanno bisogno di uno spazio per poter sviluppare diverse abilità rispetto alle quali non sono stimolati a scuola, e di essere progressivamente accompagnati alla scoperta dei libri e della lettura. «Aldilà del libro, il progetto ci permetteva di fare molto di più» continua Lis: insieme a Eddy iniziano ad offrire ai bambini anche attività di sport, ginnastica, teatro, cinema…
Questa apertura permette al progetto e alla biblioteca di sopravvivere: nello stesso periodo, infatti, era stata promossa l’apertura di molte biblioteche in zone periferiche di Lima attraverso l’iniziativa Promolibro, del Ministero della Cultura, ma l’assenza di investimenti opportuni e di persone che se ne prendessero cura ne aveva determinato la chiusura in breve tempo.
Il progetto Quijote invece rimane aperto, cresce e si consolida seguendo la filosofia dell’educazione popolare e del pensiero pedagogico di Paulo Freire: gli spazi del centro culturale e della biblioteca non sono una scuola, qui non c’è nulla di frontale! La metodologia che accomuna tutte le proposte si basa sulla pratica, sulla trasformazione, sulla riflessione, sul lasciare spazio libero di espressione del singolo.

La biblioteca Don Quijote e il centro culturale Luís Berger oggi
Cosa trova un bambino fra le mura del centro o della biblioteca oggi? Tanti libri, laboratori di canto e di sport, supporto scolastico, animazione alla lettura, teatro e molto, molto altro.
La pandemia è stata occasione per esplorare nuovi territori: è stata aperta la web radio QR19 dove bambini, donne e gruppi locali possono gestire il proprio programma, avviato l’editoriale di libri cartonero Sancho Cartonero che permette ad ognuno di scrivere e pubblicare il proprio libro, e sono iniziate le attività di lettura nelle ollita, piccole biblioteche sui cerro, zona che prima le attività del Quijote non raggiungevano.
A sedici anni dalla sua nascita, il progetto è nel pieno delle sue forze e in continua espansione! In una realtà che con le sue bellezze e difficoltà ha visto i suoi cittadini rimboccarsi le maniche sin dal primo giorno, oggi c’è ancora qualcuno che opera senza risparmiarsi per la comunità locale, e che crede nella formazione dei suoi cittadini perché ne diventino i protagonisti sempre più coscienti, critici e consapevoli.
Francesca Gorla
© Credit immagini: Courtesy of Francesca Gorla