A partire dagli Anni Sessanta le tartarughe sono state messe gravemente a rischio, e lo sono ancora oggi, a causa della pesca e dell’inquinamento delle acque, dove si sono accumulati sacchetti, reti, tappi e oggetti in plastica. Graciela Tiburcio, biologa messicana, studia da sempre la vita di molte tartarughe del Sud America. La passione di Graciela Tiburcio per questa specie risale ai tempi in cui viveva nella fattoria di suo nonno, sulle montagne di Veracruz, nel mezzo della natura tropicale e selvaggia, senza acqua e corrente elettrica.
Il legame uomo-tartaruga esiste da millenni, tanto che alcune grotte di canyon e pitture rupestri raffigurano la tartaruga sulle parenti. La zuppa di tartaruga era uno dei piatti principali nella cultura del popolo sud californiano. Con le ossa di tartaruga, inoltre, si fabbricavano pettini e aghi per tessere le reti. Negli Anni Novanta in Messico era stato imposto il divieto di mangiare carne di tartaruga. Ma non era il consumo locale a mettere a rischio la vita delle tartarughe, bensì il commercio che si era creato dietro la pelle di queste, per ricavare oggetti di lusso. In dieci anni la popolazione delle tartarughe diminuì vertiginosamente: «una specie che aveva vissuto duecento milioni di anni rischiò improvvisamente di estinguersi» – racconta Tiburcio. Il Messico esportava il cinquanta per cento di tutta la pelle di tartaruga caretta commercializzata nel mondo, numeri che la specie fa fatica a sopportare, «tenendo conto che per raggiungere la maturità sessuale e riprodursi impiega dai venti ai trent’anni».
Oggi Graciela Tiburcio è una delle maggiori esperte di tartarughe di tutto il Messico. Nel 2015 ha ricevuto il Premio al merito ecologico nel campo della conservazione. La sua passione l’ha portata fino alla Bassa California del Sud, dove si è trasferita, anch’esso un territorio che necessita di conservazione. È qui che è nata la prima area naturale protetta del mondo per la balena grigia. A differenza di quello che accade nelle altre regioni del paese gli albergatori della Bassa California apprezzano la natura e «capiscono l’importanza di avere le tartarughe davanti alle loro strutture, rendendo così le tartarughe un aspetto che è parte dell’offerta turistica».
In Messico nidificano sei dei sette tipi di tartarughe di mare, e solo sulle coste della Bassa California del Sud ne arrivano cinque tipi. Per esempio la tartaruga liuto, oltre a essere la tartaruga più grande di tutte, è anche la specie che nei suoi lunghi viaggi oceanici raggiunge le profondità marine maggiori. Ma la tartaruga liuto si riproduce ogni quattro anni, ed è per questo che è difficile trovarla, tenendo conto poi che molte muoiono strozzate dalle reti, «il rischio principale di tutte le tartarughe». Grazie a Tiburcio negli ultimi anni sono stati creati dei programmi di salvaguardia delle tartarughe a lungo termine, in modo tale da essere approvati dai governi messicani attuali e futuri. L’obiettivo è quello di creare una rete di collaborazione con tutti i settori che rappresentano il turismo nella Bassa California del Sud, per rendere le tartarughe un’attrazione da preservare e ammirare, tutelandone la salute. Il lavoro di Graciela Tiburcio si distingue da quello tradizionale di biologa marina perché unisce il carattere biologico della specie al suo valore culturale. Questo perché un progetto di conservazione deve essere fatto dalla comunità per la comunità.
Marta Schiavone