Lo spazio della vita umana in cui crescere

Durante il periodo medievale, per quanto concerne l’educazione infantile, vi era la convinzione che i bambini fossero adulti in miniatura, una percezione distorta che incrementava la diffusione dei maltrattamenti fin dalla nascita: ad esempio per fare in modo che il nascituro restasse il più fermo e zitto possibile, poiché la donna che doveva occuparsene aveva anche altre esigenze come badare ad altri bambini, al marito, e fare una serie di lavori domestici, venivano utilizzate delle fasce per avvolgerlo completamente. Il piccolo veniva così privato dell’uso delle braccia e delle gambe, la circolazione del sangue veniva rallentata e si provocavano anche escoriazioni cutanee e piaghe, perché le fasciature venivano cambiate sporadicamente e il corpo rimaneva a contatto, per molte ore, con l’urina e con le feci. È da considerare che un grosso numero di famiglie vivevano in condizioni disagianti, dunque la nascita di una nuova creatura era percepita come una bocca in più da dover sfamare, un esserino da dover far crescere immediatamente per poter provvedere ai bisogni primari ed essenziali della famiglia. 

Infatti, come citato dallo storico britannico Lawrence Stone:

«La miseria umana può toccare dei livelli in cui l’intensità della lotta per soddisfare l’esigenza fondamentale del cibo e del tetto lascia ben poco spazio alle emozioni e ai rapporti affettivi. Se il secondo impulso fondamentale, quello alla soddisfazione sessuale, produce dei piccoli e ingordi concorrenti a una riserva di cibo insufficiente, è inevitabile che questi vengano trattati nel migliore dei casi con trascuratezza, e nel peggiore con una deliberata ostilità che ne incoraggia la rapida dipartita da questo mondo.» 

Nel periodo dell’illuminismo seguono dei cambiamenti: il bambino non è percepito come adulto in miniatura, ma come un Essere con bisogni ed esigenze diverse da quelle di un adulto

Per esempio, il filosofo e pedagogista Jean-Jacques Rousseau, afferma che, per una bambina in tenera età, l’atto di giocare con una bambola non è ridicolo, ma qualcosa che deve essere incoraggiato, perché vestendo e spogliando la bambola non fa altro che proiettarsi in una rappresentazione di donna futura. 

Bisogna considerare che non tutti i bambini potevano permettersi giocattoli, ma solo i figli delle famiglie benestanti. Perché, per coloro che nascevano in una famiglia disagiata, era impossibile dedicarsi ad attività ludiche, ma dovevano, invece, aiutare i genitori per il sostentamento della famiglia. 

Inoltre non avevano un loro spazio privato dove poter giocare o condividere momenti di svago con i propri fratelli o sorelle.

Durante la corrente culturale dell’attivismo viene messa in luce l’importanza dello Spazio e del Tempo. L’educatrice, pedagogista e filosofa Maria Montessori usa questi elementi come fondamenta per la crescita e sviluppo del bambino: lo spazio è il luogo dell’apprendimento e non solo, è anch’esso maestro, facilitatore di nuove esperienze e di nuovi traguardi. 

Lo Spazio ideato da Maria Montessori è ben strutturato, nulla è lasciato al caso. La disposizione degli oggetti è fondamentale, la stessa aula è divisa in Spazi, ognuno dei quali svolge una funzione ben precisa. Essi vengono utilizzati coprendo una specifica tempistica, in modo tale che il bambino possa apprendere non solo l’importanza dello Spazio, ma anche quella del Tempo. 

Vi è un tempo da dedicare all’apprendimento, un tempo da dedicare alle attività ludico-ricreative e un tempo da dedicare con la propria famiglia. Il metodo Montessori aiuta ad intendere l’educazione non come un mestiere, ma come una vocazione: bisogna essere empatici, capaci di porsi all’altezza del bambino per comprendere al meglio le proprie esigenze, usare gli strumenti adeguati e, in caso di mancanza di questi strumenti, crearli, inventarli e con sicurezza porli nelle mani del fanciullo in modo che possa mettersi in gioco e stimolare la curiosità, perché come dice Don Bosco: L’educazione è cosa del cuore.

L’educazione non riguarda solo l’ambiente scolastico, ma deve avvenire anche all’interno delle mura domestiche. Ogni famiglia educa i propri bambini secondo il metodo che ritiene corretto, non esiste un solo sistema adeguato. A tal proposito è piacevole notare come tra le piattaforme social, TikTok e Instagram, molte famiglie decidono di creare profili per condividere la propria idea di educazione e magari riuscire ad aiutare alcuni genitori in difficoltà. 

Un esempio è l’account @federica_twin.family, creato da Federica Mazzei, milanese, sposata con Yannick Benard, berlinese, dove, assieme condividono gran parte dei momenti con i propri figli, i due gemelli Nathan e Marie. Come scritto nella BIO di Instagram, i loro bambini sono un 50 e 50, tedeschi dalla parte del padre e italiani dal lato materno. Federica pubblica quotidianamente una serie di video in cui spiega la sua idea di educazione, basata sull’apprendimento di tre lingue, italiano, inglese e tedesco, e tramite il gioco. Infatti, in uno dei suoi video possiamo osservare il padre Yannick che prima di prendere in braccio i propri figli per sollevarli in alto, proprio come piace a loro, li fa contare fino a dieci in tedesco. La madre, spiega come non le piaccia sculacciare o dare schiaffi, ma preferisce spiegare in cosa hanno sbagliato con voce ferma e sicura, in modo che il bambino possa capire l’errore, ma senza il bisogno di subire umiliazione. Ovviamente vi sono più metodi per educare dei bambini, non vi è un metodo universale, ma l’importante è ricordare che educare vuol dire formare persone adulte che vivranno all’interno di una società e le loro idee si baseranno molto su quanto appreso dai genitori durante il periodo della loro infanzia.

Marta Federico

© Credit immagini: Link + Link

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