Boris 4: Formidabili quegli anni

Mattia Torre è stato uno scrittore, sceneggiatore e regista italiano, capace di raccontare con caustica ironia le contraddizioni e le stranezze di un mondo del quale, per sua stessa ammissione, non ha mai capito nulla. 

Autore di film come Ogni maledetto Natale e Figli, serie come Dov’è Mario? o l’autobiografico La linea verticale, nel quale racconta il proprio rapporto con la malattia che l’ha portato a morire, all’età di 47 anni, il 19 luglio 2019. 

Mattia Torre è però stato anche un pazzo visionario che nel 2007, assieme ai colleghi Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, ha ideato la serie televisiva Boris, andata in onda per tre stagioni (a cui si aggiunge un film conclusivo) fino al 2011. 

Boris racconta la vita di un set cinematografico troppo italiano, intento a realizzare lo sceneggiato ‘Gli occhi del cuore 2‘, prodotto di scarsissima qualità da mandare in onda sulla Rai. 

Nel corso degli anni la serie ha saputo imporsi nell’immaginario di sempre più spettatori come un prodotto di culto: i fan hanno trasformato i tormentoni dei personaggi in parte del loro linguaggio quotidiano e il cast, in tutti i suoi componenti, si è cristallizzato in uno speciale olimpo che li eleva a un ruolo fra la divinità e il membro della famiglia

Per questa ragione il 16 febbraio 2021, dopo quasi quindici anni dalla prima messa in onda, è stata annunciata una quarta stagione, uscita il 26 ottobre 2022. In questo anno e mezzo i sentimenti del pubblico sono oscillati dalla totale euforia al terrore che la serie avesse perso il suo smalto, risultasse fuori tempo, insomma, che non avesse più niente da raccontare.

Innanzitutto nel 2019 è morta l’attrice Roberta Fiorentini, interprete di Itala, la segretaria di edizione, colonna portante delle prime tre stagioni. E inoltre, come detto poco fa, questa volta, dietro la serie, non ci sarebbe più stato il genio di Mattia Torre. 

Ma alla fine Boris 4 è uscita. Ed è stato come tornare indietro nel tempo, o, forse, come se il tempo proprio non fosse mai andato avanti. I personaggi sono cresciuti, la rete ha lasciato spazio alla famigerata piattaforma con il suo linguaggio inclusivo e i personaggi a norma, niente più Occhi del cuore, ma ecco ‘Vita di Gesù‘ (Gesù che tra l’altro si scoprirà essere morto non a 33, ma a 157 anni in Alabama. Grazie Corrado). 

Tuttavia, fin dalle prime battute, fin dalla sigla ancora una volta cantata da Elio, si capisce che in fondo non è cambiato niente. Ciò che si respira, anche stando dall’altro lato dello schermo, è che questa serie è nata soprattutto perché c’era la voglia di farla, per il desiderio di ritrovarsi insieme sul set, come una rimpatriata di compagni di scuola, perché c’era ancora qualcosa da dire e delle risate da strappare.

E anche le assenze, che non per caso sono le uniche dettate da cause di forza maggiore, riescono a essere contestualizzate, senza retorica o pietismo. 

Itala viene ricordata nel primo episodio, mentre a Torre viene riservato un lungo tributo della durata di otto puntate. 

Perché è a lui che, alla fine, Boris 4 è davvero dedicata, lui che per tutta la serie è una presenza in disparte, che osserva, suggerisce, accompagna. Visibile solo da chi vuole vederlo, ringraziato e celebrato, in silenzio, da tutti. Fino al sipario, quando viene finalmente salutato

«…crescerai e la vita sarà ancora più complicata, diventerai adulto e non capirai niente, goditi questo momento, goditi i giudizi dati così, in scioltezza, a cazzo di cane; goditi i mille errori, le mille spericolatezze, le mille improvvisazioni del cuore; sorridi a chi ti considera ingenuo, a chi ti dice: «Sei un immaturo»; non ascoltare chi ti rinfaccia scelte azzardate e passi falsi, un giorno sarai tu a rinfacciarli a te stesso, sarai tu. E sarà dolorosissimo.»

In mezzo al mare, Mattia Torre.

Francesco Castiglioni

© Credit immagini: Link + Link + Link

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