L’industria cinematografica ha conformato irrimediabilmente l’idea che abbiamo delle storie di pirati, con caratteri romanzeschi e avventurosi..
In realtà l’aspetto più prossimo alla pirateria potrebbe essere il fatto che una cultura lasci e raccolga sempre qualcosa di diverso, quando approda in una terra dal mare.
E’ ciò che avvenne quando gli arabi arrivarono in Puglia.
Nel 827 d.C., gli ottomani conquistarono la Sicilia e per almeno due secoli si assicurarono il dominio sull’Italia meridionale.
Roma, Montecassino, Napoli: furono le città più grandi a entrare nella sfera d’influenza degli arabi, con il favore dei signori locali. Con Napoli gli ottomani strinsero un’alleanza che permise loro di arrivare più velocemente in Puglia.
Brindisi cadde nel 838. Seguita pochi anni dopo da Taranto e Bari, che diventano sede dell’omonimo emirato dall’840 all’871.
L’esperienza degli ottomani in Puglia è relativamente breve. Nonostante la costante minaccia via mare e le ripetute incursioni, i bizantini ripresero Taranto nel 876, così come il resto dell’Italia meridionale.
Nel 915 l’imperatrice bizantina Zoe Porfirogenita si fece mediatrice degli interessi delle signorie locali e del papato e guidò la campagna contro gli emiri verso il Gargano, a Foggia.

Quale eredità? Dalle città alle torri di guardia
Un lavoro di collezione di queste ‘storie arabe in Puglia’ viene condotto da The Middle East Nerds. Roberto e Angela, due giovani di Bari, vogliono riscoprire i nessi che legano la Puglia al mondo arabo. Hanno restituito alla storia un periodo di tolleranza religiosa e di prosperità economica, incentivata dal nuovo rapporto di privilegio instaurato con la patria ottomana. Anche il paesaggio è testimone: a Taranto fu costruito un porto per gli scambi di merci e schiavi che divenne centrale per tutta la penisola.
Tra le opere infrastrutturali legate al periodo ottomano, vi sono indubbiamente le torri di guardia.
Nel Cinquecento, dopo ripetute incursioni, attacchi e saccheggi da parte dei pirati ottomani, il Regno di Napoli fece costruire quasi quattrocento torrette lungo tutta la costa. Solo nel Salento se ne contano circa ottanta, alcune ancora in buone condizioni, altre più diroccate.
Venivano utilizzate come torri di avvistamento, con lo scopo di prevenire gli attacchi dei pirati turchi.

Queste costruzioni potevano avere dimensioni e forme diverse. Ciò che le accomuna è la pianta quadrangolare, la presenza di finestrelle per garantire la vista sul mare e di ‘camini’, attraverso cui inviare segnali luminosi di pericolo.
L’abbondanza di queste costruzioni non deve farci pensare esclusivamente al clima di paura diffuso tra la popolazione costiera – che pure ha tramandato detti come ‘Mamma li turchi!’ – ma anche ai meccanismi di dominio esercitati dal Regno di Napoli, al fine di mantenere il controllo (e il monopolio) di territori tanto distanti quanto ricchi di risorse da sfruttare.

Se siete incuriositi e volete saperne di più sulle influenze arabe in Puglia potete andare a seguire il lavoro di Roberto e Angela!
Francesca Cesari
© Credit immagini: Courtesy Silvia Gattuso + link + link + link + link + link + link