Ritratto di Naomi Beckwith: la nuova capo curatrice del Guggenheim di New York

Naomi Beckwith ha 45 anni, è nata e cresciuta a Chicago ed è specializzata in arte afroamericana. Nel 2021 è stata nominata come capo-curatrice del Guggenheim Museum di New York. Il prestigio del suo lavoro viene dal progetto fatto per mostre dedicate ad artiste nere provenienti da più di dieci paesi per alcune scuole di New York e che rifletteva sul significato sociale contenuto nelle opere d’arte.

Beckwith è sempre stata nota nel mondo dell’arte per aver saputo scoprire talenti e dare spazio ad artisti e artiste che avevano da raccontare storie che altrimenti sarebbero state trascurate. La sua stessa ascesa è avvenuta in un contesto di profondi cambiamenti nelle istituzioni culturali statunitensi, che stanno rivedendo le gerarchie del passato dopo l’ascesa delle rivendicazioni identitarie. E oggi è il suo stesso ruolo come prima capo-curatrice afroamericana a raccontare il cambiamento e l’unicità della storia. La precedente curatrice del Guggenheim Museum, Nancy Spector, si era dimessa perché accusata di razzismo nei confronti di alcuni artisti e collaboratori. «Anche se il simbolo non è mai tutto, mi è sembrato importante accettare questa visibilità per chi arriverà dopo. Vedendomi, forse qualcun altro penserà che si può fare».

I musei non erano – e in parte ancora non sono– luoghi apolitici: «Quando si presenta un artista bianco, generalmente si parla della sua opera. Quando si presenta un artista appartenente a una minoranza, invece, si parla sempre della sua biografia. Succede agli artisti neri ma anche a tutti quelli che occupano la categoria dell’altro: le donne, gli indigeni e le persone queer». Ecco, quindi, la missione di Beckwith: abbandonare i pregiudizi e scegliere di promuovere esposizioni di artisti e artiste che sono parte di minoranze e gruppi discriminati. Porsi la domanda: quali storie stiamo trascurando per dare spazio ai soliti nomi?

Questo non significa trascurare i grandi artisti, che meritano di essere riscoperti anche in epoca contemporanea, ma con nuovi punti di vista: «smettere di descrivere Kandinskij come un genio solitario per inquadrarlo nella storia sociale del suo tempo e per collegarlo ad altri artisti, donne comprese». In America, ma anche in Europa, l’arte e quindi i musei, si stanno aprendo a nuove proposte, rivalutando idee, storie e collezioni. L’arte deve diventare un mezzo per aprire le porte alla filosofia, alla scienza, alla storia sociale, senza limitarsi a essere un oggetto rappresentato su tela. Beckwith è cresciuta nel South side di Chicago, quartiere a maggioranza afroamericana, frequentato da molti artisti e musicisti che sicuramente hanno influito sul suo modo di vedere l’arte, con il desiderio di far riscoprire un’eredità culturale che per troppi anni è stata disprezzata ed evitata e che ora invece necessita di avere uno spazio, osservandola con uno sguardo diverso.

Marta Schiavone

© Credit immagini: link 

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