Se vi capiterà di passare dal Monte Stella, alle porte di Milano, potrete imbattervi in un giardino molto particolare. Si tratta del primo Giardino dei Giusti al mondo, un luogo di memoria e impegno, voluto dalla Fondazione Gariwo. La Fondazione Gariwo è nata a Milano nel 1999 con l’idea di ricercare, approfondire e portare alla luce le storie dei Giusti, uomini e donne che si sono distinti per essersi battuti in difesa della pace e della dignità umana contro i più feroci regimi totalitari della storia recente. Ogni Giardino si fa così teatro di memoria e celebra la vita e le opere di chi ha denunciato crimini, salvato concittadini dalla persecuzione, donato la vita per la libertà del proprio popolo. La Fondazione Gariwo ha fatto conoscere il proprio lavoro anche all’estero: oggi i Giardini dei Giusti sono diffusi in tutto il mondo e dal 2012 il Parlamento Europeo riconosce il 6 marzo come Giornata Europea dei Giusti.

Oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Memoria del genocidio in Rwanda, avvenuto nel 1994, vi racconto qualcosa dell’incredibile storia di Godeliéve Mukasarasi, una donna ruandese che proprio quest’anno è stata celebrata tra i Giusti dalla Fondazione Gariwo. Godeliève appartiene all’etnia hutu, ma nei terribili cento giorni del genocidio del 1994, fu comunque perseguitata nella sua città – Taba – in quanto moglie e madre di cittadini di etnia tutsi. Nel corso delle persecuzioni contro l’etnia tutsi, suo marito Emmanuel e uno dei suoi figli furono uccisi da una milizia armata.
Godeliéve, terminato il periodo dei massacri, trasformò il suo grande dolore in azione: si mise a servizio delle donne e dei bambini tutsi. Sfruttando le proprie competenze nell’assistenza sociale fondò SEVOTA: un’organizzazione che ancora oggi in Rwanda si occupa di promuovere la riconciliazione tra hutu e tutsi, diffonde tra le vedove e gli orfani di guerra la cultura della pace e della non violenza e assiste dal punto di vista sanitario le donne che – a causa degli stupri subiti durante il genocidio – hanno contratto il virus HIV.

Grazie al coraggio di Godeliéve, nel 1998 è stato possibile attuare la prima condanna per genocidio al mondo: la sua testimonianza ha permesso il processo di Jean-Paul Akayesu, sindaco della città di Taba, che favorì ed incoraggiò diverse esecuzioni di cittadini tutsi. Godeliéve è ancora oggi attiva acon SEVOTA per la costruzione di un paese più pacifico e per tenere viva la memoria delle vittime del genocidio.
Silvia D’Ambrosio
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