Collettivo Bonobo è un collettivo studentesco dell’Università di Torino. Uno dei numerosi che compongono la realtà di Studenti Indipendenti: organizzazione politicamente libera, indipendente ed economicamente autonoma che ha la funzione di coordinare i vari collettivi dei dipartimenti dell’ateneo torinese. Bonobo ha sede presso il Campus Luigi Einaudi, dove opera da anni con iniziative volte al riconoscimento dei diritti, degli spazi, delle opportunità e della socialità dellə studentə in un’ottica di inclusione e partecipazione attiva – ad esempio, in occasione dell’8 marzo, si sono occupati di ‘de-genderizzare’ i bagni dell’Einaudi, fornendo anche gratuitamente assorbenti biodegradabili e profilattici.

Questo semestre, Collettivo Bonobo ha presentato un’iniziativa straordinariamente degna di nota: Invisibil3, un ciclo di incontri seminariali, totalmente aperti e gratuiti alla comunità studentesca, riguardanti la subalternità di genere nelle tante, troppe, sue forme presenti nella società. Incontri nei quali, attraverso il dialogo con espertə dei diversi campi presi in considerazione, i partecipanti potranno affrontare tematiche essenziali che, pur facendo parte del dibattito pubblico, spesso non vengono trattate con la giusta profondità.
Invisibil3 si prospetta quindi come un complesso di momenti formativi e costruttivi: l’occasione per affrontare argomenti socialmente significativi con il giusto spessore, arricchendo e mettendo in discussione le proprie conoscenze e prospettive.
Nello specifico il progetto consiste in sei incontri, da seguire in presenza presso il Campus Luigi Einaudi oppure da remoto, ogni giovedì dal 3 marzo all’8 aprile. Ciascuno di essi tocca una tematica diversa con espertə diversə: educazione sessuale, sex work, femminismo intersezionale, diritto all’aborto, e molto altro ancora (Trovate tutte le info qui!).

Il 3 marzo si è trattato il tema del Sex Work con due espertə in questo ambito: Elettra Arazatah, sex worker italiana a Londra, e Valentine aka Fluida Wolf, attivista per Tampep Europe per i diritti umani delləsex worker migrantə e in mobilità in tutta Europa. Nelle tre ore di seminario – volate via tra approfondimenti, osservazioni critiche e risate – si è parlato della condizione dellə sex worker, analizzando il diverso trattamento giuridico di questo lavoro nel mondo e sottolineando fenomeni quali lo stigma e la discriminazione che ruotano attorno a questo ambito, ma anche le rivendicazioni attuali di chi, invece, lotta ogni giorno per ricordare che il «sex work is work».
Si tratta di una proposta, a mio parere, da valorizzare poiché nata dal basso, con accuratezza e inclusione, da un collettivo di studentə impegnato in un tentativo di informazione costruttiva, di momenti educativi aperti a tuttə coloro che abbiano la voglia di mettere in gioco le proprie idee e conoscenze attraverso il dialogo con espertə in un’ottica di collaborazione orizzontale che sopperisca alle lacune riguardanti questo ambito.
Cecilia Verri
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