Credo di aver capito il nocciolo del mio rapporto problematico con la scrittura. Ed è strano arrivarci così, di domenica mattina, nella mente una delle mie solite storie romantiche da diabete – lo pensate anche voi che leggete ed io in primis, inutile mentire – e alla fine mi ritrovo qui, a scrivere tutt’altro, a reinventarmi e pormi sotto la lente del microscopio, forse per la prima volta in questo modo nella mia acerba vita da scrittrice.
Non so mettermi a nudo quando scrivo. Ecco, l’ho detto, anzi, l’ho scritto: non posso più tornare indietro. Ovviamente, potrei semplicemente eliminare questo documento dal mio computer e tornare al mio proposito di racconto iniziale, ma non servirebbe a niente. È qui davanti ai miei occhi, nero su bianco, ormai l’ho ammesso. Anche se lo cancellassi, non lo leggerebbe nessun altro, ma ormai ho verbalizzato la falla nel mio sistema scrittorio e non posso più ignorarla.
Mi sembra di aver vissuto in una menzogna. Una grande, immensa e speculare menzogna, che ho creato io stessa per non fallire mentre scrivo. Ma la verità che mi fa più male è che in realtà ho fallito fin dall’inizio. Perseguire il mio ideale di scrittura perfetta senza lasciare spazio a istinto e sentimento naturali, mi ha fatto cadere in questo circolo vizioso per cui l’atto di scrivere stava diventando un peso per me. Non concedermi il lusso di essere me e sbagliare, forse è questo, detto in parole povere.
Ci sono veramente poche cose della mia vita che so con sicurezza, la prima e massima è che amo scrivere: a volte mi sembra di non saper fare nient’altro nella mia vita.
Forse oggi, sull’orlo del precipizio, sono riuscita a tirarmi indietro per tempo e a salvare dal vuoto la mia passione.
Quello che sto provando ora è sollievo, e un po’ di paura. Mi sto addentrando in qualcosa che ancora non conosco bene, sto muovendo i primi passi verso una porta che ho appena dischiuso. A conti fatti però, posso dire solo che va bene così.
Elena Rossi
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