Celtic Renewables, azienda scozzese con sede a Edimburgo, ha creato un carburante innovativo grazie al riciclo dei sottoprodotti organici derivanti dalla produzione di whiskey.
L’azienda ha infatti sviluppato e brevettato un processo per trasformare i rifiuti organici in prodotti chimici e biocarburante sostenibile a bassa emissione di carbonio, rendendo l’industria del whiskey più sostenibile e aiutando a sviluppare l’economia circolare scozzese.

La produzione del whiskey prevede essenzialmente l’utilizzo di tre semplici ingredienti: orzo, lievito e acqua. Con l’acqua si estrae lo zucchero dall’orzo, in seguito viene aggiunto il lievito per far fermentare quest’acqua in un alcol che viene poi distillato e lasciato maturare in botti di rovere fino a quando non sviluppa i pregiati sapori del whiskey.
Alla fine di questo processo rimangono due sottoprodotti: la birra alla spina, ossia l’orzo residuo rimasto dopo l’estrazione dello zucchero, e la pot ale, che è il brodo rimasto nel distillatore dopo che l’alcol è stato distillato.
Questi residui vengono prodotti in grandi quantità e il loro smaltimento può essere molto costoso; Celtic Renewables ha trovato il modo di creare valore da questi materiali biologici di scarto grazie alla fermentazione ABE.
Il processo di fermentazione acetolo-butanolo-etanolo (ABE) è stato sviluppato nel Regno Unito durante la Prima guerra mondiale e ha dato vita ad una delle prime e più grandi industrie biologiche del mondo fino agli Anni Sessanta, prima che venisse superata dall’industria petrolchimica.



Nel 2007, il professor Martin Tangney, fondatore e presidente di Celtic Renewables, ha creato il Centro di Ricerca sui biocarburanti presso la Napier University di Edimburgo per studiare come la fermentazione ABE può essere utilizzata al fine di creare biocarburanti sostenibili dai residui di whiskey organico. E così hanno sviluppato e brevettato questa tecnologia a basse emissioni di carbonio ora al centro delle operazioni di Celtic Renewables.
In sostanza, combinando materie prime di scarto come la birra alla spina e la pot ale si possono estrarre prodotti di alto valore e a basse emissioni di carbonio, ossia acetone, butanolo ed etanolo. Queste sostanze biochimiche vengono utilizzate in molti settori: alimentare, cosmetico, farmaceutico ma anche per i prodotti per l’igiene.
Questa tecnologia può essere applicata a qualsiasi industria che produce rifiuti organici, come l’agricoltura o il settore alimentare, contribuendo alla crescita dell’economia circolare. Il professor Tangney spiega infatti che: «Prevediamo una nuova bioeconomia innovativa per la Scozia e lo sviluppo di grandi bioraffinerie in tutto il mondo che riducano gli sprechi creando opportunità di business. È così che Celtic Renewables sta aiutando la Scozia – e il mondo – a muoversi verso un’economia circolare, sostenibile a basse emissioni di carbonio».
Elena Antognozzi