Appunti in viaggio

Il tempo a Maramureș si ferma.
I vestiti rimangono gli stessi, si passano di generazione in generazione. Dalla nonna alla mamma, dalla mamma a Maria e così via. Il pane si porta ancora sotto il braccio «mica c’è bisogno dei sacchetti» pensa Vasile. 
I passi sono lenti, si cammina piano, ci si guarda intorno e ci scambia un sorriso. Ci si accenna sorrisi e si passano vite. Si vendono ancora vestiti fatti a mano e ci si gode la bellezza del tempo speso per prendersi cura. Prendersi cura dell’uva che si userà per imbottigliare la palinka. Prendersi cura dei tessuti che userai per intessere tappeti colorati, coperte calde per prepararsi all’inverno. Prendersi cura di chi ti sta accanto. Per costruire. Costruire chiese alte e colorate, cimiteri intensi, di storie e cieli più blu.
Ci si veste di nero per i lutti, si cammina in fila a testa bassa, si indossano foulard rossi in testa e si procede come un unico corpo, un unico coro. Si intonano litanie e si celebra chi non c’è più. 
Si rende sacro, meravigliandosi della sua bellezza, chi sembra non essere più qui.
I gatti girano liberi per strada, insieme ai cani randagi, che cercano qualcuno che di loro si prenda cura.

Federica Mangano

© Credit immagini: Courtesy Mishel Mantilla

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