Vita di un laboratorio divergente

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Chi vive a Lecce non può non conoscere la piccola bottega nel cuore del centro storico, vicino alla libreria Liberrima. È proprio lì che dal 2009 ha sede lo shop dell’associazione Div.ergo, una realtà che accoglie persone che vivono con disabilità intellettiva. 

«Quando frequentavamo il liceo ci siamo accorti che, mentre noi progettavamo di iscriverci all’università, i nostri coetanei con disabilità si trovavano di fronte a un baratro, nessuna prospettiva per il futuro» queste sono le prime parole di Gianluca Marasco, quando parliamo della nascita del progetto nei primi Anni Duemila, che oggi include molte persone, uomini e donne, di età compresa tra venti e cinquant’anni.

«Volevamo realizzare inclusione sociale, lavorativa, ma anche culturale». Il mio interlocutore vuole ‘portarmi attraverso i vari passi che permettono loro di raggiungere l’obiettivo: mi racconta che ognuno, secondo la propria attitudine, ha mansioni e compiti precisi da svolgere nel laboratorio artistico, come viene definito sui social, o nel progetto agricolo (per saperne di più clicca qui)

«Realizziamo pezzi di artigianato unici, che traggono ispirazione da diversi artisti e stili; dunque partiamo dallo studio dell’artista, della sua biografia e della sua tecnica, in modo da entrare nella sua prospettiva», in questo modo cercano di trasmettere la passione ai loro lavoratori, che sviluppano poi autonomamente un interesse verso la bellezza. 

A questo punto la domanda mi sorge spontanea: ci si aspetta da loro che non abbiano interessi? Anche qui, Gianluca ricorda le frizioni del lungo percorso di Div.ergo, il dover affrontare i dubbi delle famiglie e della città intorno. Il tempo ha dato loro la dimostrazione che anche le persone con disabilità hanno desideri, interessi, un’idea di bellezza. Per non parlare del diritto ad avere un proprio stipendio. Molti di loro, infatti, sono assunti a tempo indeterminato, con contratto part-time, o svolgono tirocini retribuiti. 

Mi ha colpita, a tal proposito, l’iniziativa delle cassette di sicurezza: «a ognuno degli artisti ne è stata consegnata una dove conservare denaro finto, in modo tale da sviluppare indipendenza economica». Il progetto ha avuto successo, nonostante varie difficoltà, e ora le cassette contengono denaro vero, con grande soddisfazione per ogni componente del gruppo.

Riflettendo sulla conversazione con Gianluca, mi rendo conto che ciò di cui hanno bisogno le persone con disabilità sia uno spazio per sé, come direbbe Virginia Woolf: una guida, fiducia nel progetto, indipendenza economica, passione e ambizione.

Non è un caso che lo shop sia collocato nel centro della città di Lecce: è un incentivo per chi passa a prendere consapevolezza del valore di queste persone, che invece spesso vengono ‘infantilizzate. Il progetto ha bisogno della vicinanza e della fiducia della cittadinanza, così come è arrivata dalle istituzioni locali.

Francesca Cesari

© Credit immagini: link

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