Che ci piaccia o no, la Storia è notoriamente fatta dai vincitori. Capita, però, a volte, per qualche strana coincidenza, che a cambiare il mondo, forse senza volerlo davvero, siano gli sconfitti.
Siamo a Rimini, nel 1958. Domenico Modugno ha appena vinto il Festival di Sanremo cantando Nel blu dipinto di blu, anche se per tutto il mondo di lì a pochi mesi sarebbe stata semplicemente Volare. La Fiat ha appena immesso sul mercato la storica Cinquecento e il frigorifero inizia a essere presente nella casa di ogni Italiano. La cocente delusione per la mancata qualificazione da parte della Nazionale ai Mondiali di Svezia è compensata da un Paese che inizia a vivere il miracolo economico. È un’Italia che lascia spazio alle speranze e alle idee.

Fu allora che l’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, ebbe un’idea che nessun altro aveva avuto prima: costruire un’isola. Esatto, costruire, e non comprarne od occuparne una.
Secondo il diritto internazionale, infatti, oltre le 6 miglia nautiche a partire dalla costa, si entra in quelle che vengono comunemente chiamate acque internazionali, territori che non rientrano sotto la giurisdizione di nessuno Stato e dove pertanto, a rigor di logica, non esistono leggi.
Conscio di queste norme, Rosa incominciò, nell’estate di quell’anno, a far trasportare, al largo della Riviera Romagnola, dei tubi d’acciaio che, nel giro di dieci anni, sarebbero diventati una piattaforma di 400 m².

L’idea dell’ingegnere inizialmente era quella di trarre un profitto economico da questa sua creazione, facendola diventare una sorta di attrazione turistica. Tuttavia, man mano che il progetto prendeva vita, egli si accorse che ciò che aveva costruito non era una semplice terra di nessuno, ma poteva rappresentare molto di più: essa sarebbe potuta diventare un incredibile simbolo di libertà. La notizia arrivò rapidamente all’attenzione di turisti e soprattutto dello Stato italiano, che da subito osservò con sospetto ciò che stava accadendo.
Il 1º maggio 1968, mentre in tutto il mondo si respira un clima di gioia e rivoluzione, l’ingegner GIorgio Rosa, piantando sulla piattaforma una bandiera che ritrae tre rose rosse su sfondo arancione, sancisce la nascita dell’Insulo de la Rozoj, più comunemente nota come l’Isola delle Rose.

Lo Stato italiano interpretò questo gesto come una piccola dichiarazione di guerra tanto che decise di affrontare più seriamente la questione. Dopo una serie di interrogazioni parlamentari, 55 giorni dopo la sua nascita, l’isola fu occupata militarmente dalle forze dell’ordine italiane il 25 giugno del 1968, per poi essere affondata nel febbraio seguente.

Nessuno Stato riconobbe mai l’indipendenza dell’Isola delle Rose, tuttavia, in seguito a quanto accaduto l’ONU decise di spostare il confine delle acque nazionali da 6 a 12 miglia nautiche. Inoltre, quando Rosa si rivolse al Consiglio d’Europa per ottenere aiuto in merito alla questione, quest’ultimo dichiarò di non potersi esprimere in merito alla contesa con l’Italia poiché l’isola risultava al di fuori della giurisdizione europea.
In questo modo, l’Isola delle Rose fu implicitamente riconosciuta come Stato indipendente.

Francesco Castiglioni