Esordire l’anno in cui una pandemia chiude le sale cinematografiche non è stata una grande fortuna, ma il festival non si è arreso. Per la prima volta in 38 anni di storia, il Torino Film Festival, svoltosi dal 20 al 28 novembre, ha fatto di necessità e di streaming virtù, con un programma complesso e diversificato, fitto di produzioni provenienti da tutto il mondo. Un festival al passo con i tempi, con i cambiamenti culturali e le trasformazioni tecnologiche, che in questa versione online si è spinto oltre. Una fruizione diversa, che supera i limiti geografici, arricchita da numerosi eventi che l’hanno resa unica.
Il risultato è un festival diverso, che ai film in programma affianca un ricco apparato culturale di contenuti: incontri con gli autori, presentazioni di film e libri, masterclass, eventi speciali, omaggi, programmi educational e attenzione su tematiche sempre attuali. Un patrimonio che resta online, i cui contenuti diventano un arricchimento del bagaglio complessivo del festival.


«L’idea è stata quella di ricreare, almeno in parte, quella sensazione di avvolgente accoglienza tipica del Torino Film Festival, un ritrovare e ritrovarsi in una piazza virtuale. La volontà è stata quella di mettere in rete un festival, ricrearne le emozioni e andare oltre all’idea di una fruizione di contenuti on demand.» spiega Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema.
La Mole Antonelliana, la cui stella della sommità è diventata prima logo e poi premio, si è trasformata nel quartier generale del Torino Film Festival, il cuore pulsante da cui sono state gestite tutte le dirette.

«Ho sempre amato il cinema sia per la possibilità di viaggiare nel mondo e conoscere persone diverse da me sia per la capacità di condensare, nell’arco di un cortometraggio o un lungometraggio, le emozioni, i colori, i suoni, i volti, i sorrisi di tutto il mondo.» – racconta Stefano Francia di Celle, direttore del Torino Film Festival – «In questa edizione online tutto ciò è avvenuto in maniera ancora più forte, perché i 133 produttori e registi si sono prestati magnificamente al gioco serio di questa proposta innovativa.»
Collaborazione, diversità e innovazione sono stati i valori fondanti del festival che quest’anno si è concentrato sul cinema come strumento di difesa della giustizia sociale.
Fin dalla sua creazione il Torino Film Festival ha sostenuto le voci emergenti consapevole che per progredire una società ha bisogno di nuove idee provenienti da luoghi nuovi e da persone nuove. Il cinema parla la lingua dei sogni e delle possibilità non vissute. I cineasti raccontano le storie nella loro lingua e tuttavia i loro film parlano a tutti noi.

«Poiché è difficile apportare cambiamenti nel mondo reale, dapprima immaginiamo il mondo che vogliamo attraverso il cinema. Immaginiamo un mondo giusto in cui viene valorizzata la voce di ogni donna e uomo. Il Torino Film Festival ha fatto la sua parte sostenendo l’uguaglianza di genere con una giuria tutta al femminile e una selezione di film che include voci femminili. Sosteniamo la giustizia sociale celebrando i registi che portano la nostra attenzione su verità scomode che spesso non abbiamo il coraggio di riconoscere» afferma Fedra Fateh, vicedirettrice del Torino Film Festival.
Per approfondire alcuni temi sono state organizzate, in collaborazione con l’Università e il Politecnico di Torino, delle masterclass: una serie di incontri online con i grandi protagonisti e autori del cinema contemporaneo internazionale.

La prima, Le voci in evoluzione delle donne nel cinema, ha avuto come protagoniste la vicedirettrice Fedra Fateh e le giurate del concorso Homayra Sellier, fondatrice della ONG Innocence in Danger e Waad Al-Kateab in quanto giornalista, attivista e regista del film Alla mia piccola Sama.
Tra le più attese c’è stata la seconda, dedicata ad Aleksandr Sokurov e i suoi allievi dell’Università Statale di San Pietroburgo, intitolata Spedizione Torinese.
La terza ha trattato la tematica riguardante il cinema come strumento di lotta per la giustizia sociale e i diritti umani attraverso l’incontro Cinema e uguaglianza sociale per un mondo più giusto e sostenibile con Taghi Amirani e Walter Murch.
Infine la quarta Formare le nuove generazione di filmmaker e attivisti in cui il regista iraniano Mohsen Makhmalbaf ha parlato di come il cinema possa contribuire a cambiare la società. Un film può essere un viaggio verso l’ignoto, uno specchio davanti alla società e una luce che può illuminare le tenebre, che può rendere visibile l’invisibile.
I film vincitori sono stati annunciati nel corso della premiazione, in diretta dalla Mole Antonelliana sul canale YouTube e sull’account Facebook del Torino Film Festival.
La giuria, oltre al vincitore Botox, ha assegnato il Premio Speciale della Giuria a Sin senas particulares di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020); il premio come miglior attrice a Mercedes Hernandez (Sin senas particulares); miglior attore a Conrad Mericoffer (Camp de Maci, Romania, 2020); miglior sceneggiatura a Botox di Kaveh Mazaheri e Sepinood Najian (Iran-Canada, 2020). Infine, menzione speciale a Eyimofe this is my desire di Arie & Chuko Esiri (Nigeria, 2020). Unico italiano premiato, il pugliese Walter Fasano con il suo documentario Pino nella sezione ‘Italiana.doc’.
Un concorso equamente suddiviso tra film di uomini e donne, una vicedirettrice avvocatessa specializzata in diritti umani, l’impegno nei confronti degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per educazione, uguaglianza e pace. I festival possono avere un ruolo importante, scavalcare le gerarchie, fare scelte indipendenti da quelle produttive, distributive, di accesso ai finanziamenti. Un festival svolge un ruolo, segnala la realtà, la consegna a un futuro.
Questa è la magia del cinema: trasformare il buio in luce, una storia difficile in qualcosa di stimolante. Il linguaggio universale del cinema attraverso film che arrivano da tutto il mondo ci ricorda che siamo una cosa sola.
Il prossimo appuntamento è per l’edizione del 2021 che si farà sia online sia in presenza.
Elisa Lacicerchia
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