REA Art Fair: l’evento per artisti emergenti che vuole riscrivere le regole del mercato dell’arte

Dal 30 Ottobre al 1° Novembre di quest’anno si terrà alla Fabbrica del Vapore (Milano) l’evento REA! Art Fair, primo progetto dell’associazione Rea Arte dedicato agli artisti emergenti. Abbiamo intervistato Antonella Spanu e Bianca Munari, due giovani ragazze intraprendenti e con voglia di fare.

 Partiamo dagli inizi: com’è nato il progetto?

Antonella: «Tutto è nato verso gennaio: ero appena tornata da un’esperienza negli Stati Uniti e Maryna (presidente di Rea) mi ha preso a tavolino per parlarmi di questa idea. Inizialmente ero un po’ scettica, essendo un progetto ambizioso, ma ho comunque deciso di buttarmi. A inizio febbraio avevamo già firmato lo statuto e abbiamo iniziato a coinvolgere le altre ragazze. Abbiamo cominciato a buttare giù le idee per il nome e da allora sono iniziati i primi incontri».

 E da qui la domanda seguente: da cosa nasce il nome Rea?

A: «Rea è un acronimo, e EA stanno per Emerging Artists. Ma Rea è anche la dea greca della terra, da cui tutto nasce. Il punto esclamativo vuole enfatizzare invece il nostro entusiasmo e la nostra energia».

Bianca: «La R iniziale la definirei come tanti aggettivi che possono definire gli artisti emergenti. Il prefisso Re inoltre si apre a molte possibilità. Un nome in continua evoluzione, un po’ come noi!». 

 In che modo Rea! Art fair è innovativa rispetto ad altre fiere d’arte emergente?

B: «Ciò che ci distingue è la possibilità dell’artista di proporsi senza l’intermediazione di gallerie. Abbiamo reso inoltre l’evento gratuito, sia per ragioni di sponsorizzazione, dal momento che è il nostro primo evento, sia per una questione di accessibilità». 

A: «Il nostro è un approccio molto diretto sui collezionisti: il medium è l’artista e non la galleria. Con Rea! Art fair vogliamo portare i giovani artisti a Milano, che è una città per grandi eventi ma che lascia meno spazio a chi invece vuole cominciare».

B: «Abbiamo pensato inoltre a un percorso, che ci distingue dalle fiere tradizionali. Sarà quindi come una mostra temporanea curata. Una scelta dovuta anche per una questione di covid, così da non creare assembramenti». 

 Perché 100 artisti?

A: «Abbiamo voluto limitare il numero di artisti per dare loro il giusto spazio e la possibilità di portare più opere. Così le nostre curatrici hanno potuto operare un lavoro più mirato e attento ad ogni artista. Abbiamo ricevuto molte application e il lavoro di selezione è stato impegnativo».

B: «In questo modo ci sarà più rapporto con il pubblico, grazie anche a mediatori volontari. Molti artisti che vivono all’estero purtroppo non potranno essere presenti, ma le loro opere invece stanno arrivando tutte in questi giorni».

Come ha influito la pandemia sull’organizzazione della fiera, e in che modo può essersi trasformata in opportunità?

A: «Sicuramente lavorare da remoto impedisce di creare rapporti personali al di là dello schermo, e non è la stessa cosa rispetto al lavorare dal vivo. Tuttavia, non ci ha impedito di lavorare e di continuare».

B: «A livello organizzativo non è stato un grande impedimento. Abbiamo lavorato tantissimo in lockdown, tutto in video chiamata. In un certo senso ci ha anche aiutato: è l’unica fiera, essendo piccola, confermata. Inoltre, c’è ancora tanta gente che ha voglia di fare le cose: fare qualcosa di culturale e gratuito, che non sia la visita al museo, attira. È un modo per farsi sentire quando il mondo si è fermato».

Per chi volesse dare un contributo, REA Arte ha lanciato una campagna crowfunding per sostenere i costi delle installazioni e la stampa del catalogo, essendo un progetto no-profit dove le ragazze del team Rea Arte sono tutte volontarie. 

Elena Galleani d’Agliano

© Credit immagini: Courtesy REA Arte

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