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Rondine Cittadella della Pace, una finestra sul mondo

Postato il 1 Giu 202031 Mag 2020 di Polo Positivo

Immerso nel verde della Riserva Naturale di Ponte a Buriano e Penna sulle sponde del fiume Arno, in provincia di Arezzo, sorge l’antico borgo medievale di Rondine. 

In questo luogo ha sede Rondine Cittadella della Pace, un’organizzazione internazionale che lavora per ridurre le guerre nel mondo attraverso la diffusione di una propria metodologia che possa conferire degli strumenti per gestire i conflitti in maniera creativa e positiva. 

Cover Rondine Cittadella della Pace

Il cuore pulsante di Rondine è lo Studentato Internazionale dove « […]convivono e studiano insieme giovani, già laureati, provenienti da luoghi di conflitto, ‘nemici’ tra loro. Insieme intraprendono un percorso di due anni in cui imparano a superare l’odio che separa i loro popoli e a costruire relazioni di pace. Al termine del percorso, tornano nei propri paesi come agenti del cambiamento, per contribuire a risolvere i conflitti dei propri popoli, insieme» racconta il presidente Franco Vaccari. 

Rondine non rappresenta una città in particolare, ma mille città, mille paesi, mille volti, mille aspetti dell’essere umano. I volti e le storie dei giovani dello Studentato Internazionale sono la via d’accesso ai mondi più diversi: palestinesi, israeliani, libanesi, russi, kosovari, americani, sierraleonesi, sudanesi, abcasi. Molti giovani, provenienti da paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti, sono stati ospitati e formati attraverso un percorso volto alla scoperta di sé stessi e della persona nel proprio nemico attraverso la faticosa ma sorprendente convivenza quotidiana. I soggetti coinvolti trovano nel dialogo e nella condivisione delle ferite la strada per abbattere i muri e le barriere che li separano dall’altro.

Una Cittadella della Pace che consente di affacciarsi sul mondo attraverso molteplici punti di vista. 

Le voci di Rondine si raccontano.

La testimonianza di Tony, giovane proveniente dalla Sierra Leone: «Quando avevo otto anni ho visto morire mio padre, ucciso dai soldati di una tribù avversaria durante la guerra civile in Sierra Leone. A Rondine sono riuscito a superare l’odio e il desiderio di vendetta: ho scelto di studiare scienze bancarie per migliorare le norme che regolano l’economia del mio paese. Durante l’epidemia di ebola nel 2014, mi sono impegnato in prima persona in forma volontaria insieme ai miei coetanei, ex nemici diventati amici grazie all’esperienza formativa di Rondine. Attualmente sono professore di Economia all’Università di Makeni e voglio spendermi sempre di più per lo sviluppo del mio paese, partendo dalle relazioni avvelenate dall’odio per trasformarle in forza sociale e politica.»

I giovani di Rondine 1
I giovani di Rondine 6
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I giovani di Rondine 2

La testimonianza di Naomi, giovane israeliana: «Ora sono convinta che la guerra non sia una soluzione, mai! Ho scelto di venire a Rondine per confrontarmi con quel nemico di cui tutti mi parlavano. Nessuno di noi può incontrare un palestinese in Israele e quindi capire come la pensa, cosa vuole. Ci separa un muro e una storia di odio e rancore. Come si può fare la pace con qualcuno che non si conosce? Avere la possibilità di confrontarci mi ha fatto capire quanto siamo simili. In fondo vogliamo tutti la possibilità di vivere in pace. Oggi credo che potremmo vivere insieme e costruire un futuro nuovo, una storia nuova che appartiene ad entrambi.»

Rondine sta lavorando per un mondo dove il nemico non sia più un nemico, per spiegare che la paura dell’altro è solo un inganno che alimenta relazioni malate e distruttive. Ogni giorno realizzano tutto questo trasformando il conflitto in un’opportunità, lo scontro in un’occasione creativa, il nemico in una persona con cui costruire un futuro di pace. I giovani non sono solo il futuro, ma il presente: se offri ai giovani la possibilità di prendere parte alla formazione del proprio futuro, loro possono essere in prima linea nella costruzione della pace.

Elisa Lacicerchia

© Credit immagini: link + link

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