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Nel 2012, la Seconda Assemblea Mondiale sull’Invecchiamento ha sottolineato lo stato di crescente isolamento in cui si trovano gli anziani e la necessità di creare una comunità solidale attiva. Per fare ciò il primo passo da compiere è quello di invertire la tendenza a creare contesti esclusivamente monogenerazionali provando invece a trovare punti di comunicazione tra mondi diversi.
L’educazione intergenerazionale è lo strumento sociale adatto poiché si fonda sull’incontro tra soggetti di età molto distanti invitandoli all’ascolto, alla partecipazione e integrazione, fino a far loro considerare le differenze come occasione di apprendimento e l’altro come risorsa. Quello di cui vi parliamo è un ‘nuovo’ paradigma culturale che crea spazi e modalità d’incontro tra bambini e anziani, avendo come obiettivo un mutuo atteggiamento solidale.
Questa idea nasce nel 2001 in Francia quando, nella casa di riposo di Saint Maur, vicino a Parigi, venne aperto un asilo nido, permettendo alle due generazioni di condividere spazi e tempi, in un mutuo scambio fatto di apprendimento e crescita. Su questo modello sono sorti altri centri di educazione intergenerazionale in tutto il mondo. In Italia due esempi sono: il Centro Intergenerazionale Comunale ‘Casetta Maritati’ a Verona e Anziani e Bambini Insieme creato dall’Unicoop di Piacenza nel 2009, che è un centro intergenerazionale in cui convivono una casa di riposo, un centro diurno per anziani e un asilo nido. Questi progetti prevedono la creazione di occasioni di incontro come la pittura, la cucina, la lettura, la condivisione di pranzi e merende e i festeggiamenti dei compleanni. Dallo scambio tra anziani e piccolissimi si sviluppano esperienze positive significative che documentano come tutte le età della vita abbiano qualcosa da donarsi vicendevolmente.
I bambini, curiosi e privi di preconcetti, imparano a socializzare con persone di una generazione differente senza aver paura della disabilità senile e diventano rispettosi dei ritmi lenti degli anziani che rendono gli stessi bimbi più tranquilli e concentrati. La conoscenza attiva di un’età tanto differente dovrebbe loro consentire di crescere come adulti aperti e inclusivi e permette, intanto, di sperimentare una nuova modalità educativa. Gli anziani, infatti, sono depositari di vaste conoscenze e di una speciale sensibilità, che derivano dal tempo e dall’esperienza.
I ‘nonni’ percepiscono in modo naturale il bisogno di ricevere attenzioni dei bambini piccoli e conseguentemente sentono il dovere/piacere di dedicare loro tempo e impegno. Inoltre, vedendosi restituire il ruolo di adulti responsabili, si risvegliano ricevendo un piacevole stimolo per mantenere attivi mente e corpo oltre che per superare noia e senso di abbandono.
Sperando che l’educazione intergenerazionale diventi un modello virtuoso per il futuro in Italia e nel mondo, vi invitiamo a guardare il trailer del documentario Present Perfect realizzato nella scuola materna Providence Mount St. Vincent, inserita all’interno di una casa di riposo di Seattle. Un esempio di educazione intergenerazionale oltre oceano.
Aloisia Morra