Voci dall’altra sponda: sprazzi di Algeria

Cosa credete di trovare sull’altra sponda del Mediterraneo? Un mondo, uomini e donne diversi dalla sviluppatissima Europa? Vi sbagliate.

Qui in Algeria si vivono momenti di puro spirito umanistico, di irreprensibile fermento politico e sociale. Tutto passa in sordina sulle testate e sui media europei, quando invece la musica dei cori dei manifestanti del venerdì e degli studenti nei martedì di mobilitazione non smette di risuonare da ormai un anno. Tutto sembra aver preso forma il 22 febbraio 2019, ma in realtà la contestazione pacifica ha radici più antiche e profonde. Racconta di un paese giovane che sente il bisogno di cambiare, che riconosce la necessità di superare l’impasse politica degli ultimi anni per aprirsi al mondo.

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Ho attraversato le strade della capitale, ho parlato con i suoi abitanti, con la sua gente. Nemmeno per un attimo ho visto vacillare la luce della speranza nei loro occhi. Ognuno in un modo differente e per motivi diversi sente il bisogno viscerale di cambiare. La gente sembra sempre in attesa, in attesa di un qualcosa di ancora indefinito. Io attendo con loro, sorseggio un tè e guardo il mare.

In questo fermento sociale e politico, si respira un’aria densa, ma fresca, la sensazione di trovarsi al centro di una dinamica umana talmente spontanea da sopraffare ogni pensiero critico. Mi limito a pensare che, nella nostra fragile Europa, ci sia bisogno dello stesso spirito che permea la città di Algeri. Ci sono tante battaglie sociali e politiche per cui varrebbe la pena lottare in Europa, perché le idee e gli ideali, anche se latenti, sopravvivono; perché la libertà di espressione resiste, ma ciò che manca è il desiderio di far sentire forte e chiara la nostra voce. Ricordiamoci delle nostre libertà e dei sacrifici fatti per esse da chi ci ha preceduto, non diamole per scontate. 

Da giovane europeo sento il peso di un discorso scritto sempre a favore del Vecchio Continente, sento l’ingiustizia di un Mediterraneo che oggi separa, ma che nella storia ha sempre più unito che diviso. Vivo nella profonda convinzione che in fondo noi Europei ci siamo dimenticati di una parte della nostra identità, perché ancora persuasi che le delimitazioni geografiche possano determinare quelle culturali.

Qui, sull‘altra sponda del Mediterraneo c’è parte di quell’identità, di quel Noi che, con tanta fatica e con tanto sudore, cerchiamo di abbracciare in quel grande sogno che è l’Unione Europea. Una denominazione che sembra inevitabilmente dover delimitare il raggio d’azione di questo progetto al nord del Mediterraneo, ma che forse meriterebbe di essere riconsiderata proprio alla luce di quella parte di Noi che ci ostiniamo a voler tralasciare sulla sponda Sud del Mare Nostrum.

Gabriele Casano


Politicamente Parlando

Siamo alle porte della rivoluzione, 

non restate assorti nel vostro mondo stanco di figure scolorite, 

scendete nelle piazze e per le strade,

convinti che il futuro vi appartenga non di diritto, ma per natura.

Unitevi sotto una sola voce di fraternità, 

di democrazia, di libertà.

Non lasciate che siano gli interessi a dettare i vostri manifesti,

ma la bontà dei vostri principi.

Sventolate i libri che parlano di uomini condannati per la causa del Mondo,

ripetete le parole di coloro che hanno sofferto per il trionfo della giustizia.

Non dimenticate di insegnare ai vostri detrattori la vostra lingua, le radici della vostra causa.

Non pensate di poter lasciare indietro qualcuno nella vostra lotta,

perché se non si è tutti, si ha sbagliato dal principio.

Gabriele Casano
Algeri, 14 febbraio 2020