Oggi vi raccontiamo di uno dei fiori all’occhiello della città di Genova: la Scuola di Recitazione Mariangela Melato del Teatro Nazionale di Genova, da molti ancora conosciuta come ‘la Scuola dello Stabile’. Ne parliamo insieme a una dei suoi giovanissimi allievi, Carolina Shadi Osloobi, 26 anni, genovese doc, ma di origini persiane.
Stefano Barberis: Shadi quando nasce in te la passione per il teatro?
Carolina Shadi Osloobi: «Durante la scuola media ho svolto il mio primo laboratorio di recitazione. Da quel momento più che una passione, si è insinuato dentro di me come un tarlo, a cui da liceale ho iniziato a dare ascolto attraverso corsi extra-scolastici, ecc…»
SB: Ti sei laureata in lingue e poi hai detto: entro allo Stabile. Più facile a dirsi che a farsi ovviamente, ma come mai proprio in quel momento? Perché non prima?
CSO: «In realtà devo ammettere che avevo già provato a entrare alla Scuola dello Stabile due volte: una volta ‘alla carlona’, subito dopo la maturità: un vero fiasco! E una seconda volta poco prima di laurearmi. Al terzo tentativo -per cui mi sono sicuramente più impegnata nello studio e nella preparazione- ce l’ho fatta! Forse inizialmente non me la sono sentita di dare subito ascolto al ‘tarlo’ e fare il grande passo, rinunciando alla strada tradizionale di una laurea/lavoro. Tuttavia, dentro di me, sapevo che non avrei potuto creare un mio futuro senza teatro.»
SB: Cos’è la Scuola del Teatro Nazionale di Genova? Quanto è importante per la nostra città?
CSO: «La Scuola è nata intorno agli anni ’60, per raggiungere l’attuale struttura negli anni ’80 sotto l’egida della Regione Liguria. Essa è una vera e propria scuola, aperta a tutti: il provino infatti è praticamente gratuito, aperto ad aspiranti attori da tutta Italia e non solo (gran parte dei candidati arriva da fuori città). Il corso è per noi studenti completamente gratuito. Inoltre, gli studenti hanno la possibilità di assistere gratuitamente agli spettacoli in cartellone al Teatro Nazionale di Genova. Per noi studenti, la Scuola è un luogo dove poter sperimentare e imparare liberamente, con il sostegno di attori professionisti di altissimo livello, ma dove lo studente rimane sempre il motore della propria crescita. La scuola non è solo un luogo dove ‘qualcuno insegna qualcosa’. Per noi, come per la città intera, essa è un punto di riferimento culturale e un luogo che si batte per mantenere una politica e una poetica del teatro che educhi al bello e all’impegno civico. Il teatro ha da sempre questo ruolo nella società civile, educando la popolazione non in modo pedagogico, ma attraverso la comunicazione diretta e l’instaurarsi di una relazione attore-pubblico, palcoscenico-città, unica nel suo genere. Una relazione priva di schermi: un qualcosa davvero controcorrente nella nostra società attuale.»
SB: E adesso…Cosa vuoi fare da grande?
CSO: «Grande sono già grande (ride). Non dico che voglio fare l’attrice, ma voglio sicuramente non smettere di provare a fare l’attrice.»
SB: Perché hai studiato teatro proprio a Genova?
CSO: «Credo di essere ovviamente di parte, ma da sempre ho apprezzato la produzione teatrale del Teatro Stabile/Nazionale di Genova. Inoltre, il metodo della nostra scuola è a me molto congeniale. Anche alcune esperienze all’estero, come l’ERASMUS, hanno confermato in me quanto io abbia a cuore/sia legata a questa città.»
SB: Cosa può fare Genova per te e tu per Genova?
CSO: «Genova, per me: ANDARE A TEATRO! Io, per Genova: ANDARE A TEATRO! Reputo il lavoro dell’attrice molto ‘politico’, nell’accezione più bella di questa parola, ossia rivolto alla città: non a caso entrambe le cose sono nate in Grecia, dove solo dopo la costruzione del tempio, del teatro e dell’Agorà si poteva davvero dire di aver insediato la civiltà. Essere attrice mi dà il privilegio di fare il lavoro che più mi piace, ma anche una responsabilità verso la città che sostiene il mio sogno e la mia formazione, reggendo sul palco lo specchio alla realtà,come dice Amleto.»
Stefano B.