Morte e rinascita: La Divina Commedia secondo Tedua

Scavare dentro se stessi per trovare il coraggio di fronte alle proprie fragilità e risorgere. Questo è lo spirito che si cela dietro La Divina Commedia, terzo album di Tedua e una delle novità discografiche più attese dell’anno. Infatti, l’album annunciato nel 2020 insieme al mixtape “Vita vera – Aspettando La Divina Commedia” (un chiaro riferimento alla Vita Nova di Dante), a causa della crisi pandemica e personale del rapper genovese è stato pubblicato solo un mese fa. Mentre molti si aspettavano una trasposizione ‘rappata’ del capolavoro letterario, la scelta è stata invece quella di plasmare l’opera dantesca su Tedua stesso, rendendo la Commedia molto più umana che divina.

Le 16 tracce raccontano «un viaggio verso la consapevolezza», come viene esplicitato nell’Intro che, come un vero e proprio proemio, annuncia i temi e le finalità dell’album musicale. Tedua, nel mezzo del cammino della sua maturità artistica, si trova a vivere un periodo buio che gli fa smarrire la retta via facendolo entrare in una profonda crisi personale e lavorativa. Come Dante, decide di compiere un viaggio per riscoprirsi, imparando a sopravvivere al dolore per rinascere e riaccendere la propria vena poetica.

L’unico modo per sapere chi si è veramente è specchiarsi nelle proprie debolezze e fragilità valorizzandole, ed è questo il percorso intrapreso dal rapper genovese. Il rap è per eccellenza la forma artistica che fiorisce in contesti caratterizzati da forti mancanze («Ma ‘sti ragazzi sono pazzi / Con problemi familiari e lacune culturali»), ma è allo stesso tempo quella che è più capace di rappresentare il riscatto sociale. Tedua nei brani fa i conti con il proprio passato, affrontando i nodi fondamentali della propria vita come il rapporto con il padre, la gratitudine verso i suoi amici e la crisi pandemica, per conoscere chi è veramente. La narrazione, di canzone in canzone, procede raccontando le proprie debolezze e vulnerabilità con similitudini dantesche e al contempo decostruendo l’immagine stereotipata e machista del gangsta rapper. Ne La Divina Commedia la consapevolezza della propria fragilità è il valore cardine che illumina il percorso di crescita perché «il futuro è in mano ai deboli che si son fatti coraggio».

L’album non è solo il prodotto di uno scavo interiore ma anche di una meta-riflessione sul proprio mezzo di espressione. Tedua esprime la volontà di amalgamare la cultura “bassa” dell’hip hop con quella “alta” rappresentata dalle rime dantesche con l’augurio che «i rapper facciano gli scrittori». La contrapposizione tra due mondi così diversi è insita nell’artista che l’ha vissuta sulla propria pelle («In quella piazza ho visto laureati parlar di politica/ Storia e finanza con dei portuali») e vuole concretizzarla facendosi da un lato portavoce dei ‘valori di strada’ con cui è cresciuto ma ambendo anche a colmare le proprie lacune culturali e affettive.  

Il confronto con il proprio passato e la riflessione artistica rappresentano le tappe fondamentali di una crescita interiore che conducono alla fine del viaggio. Il rapper dopo aver percorso il suo personale Inferno, attraversa il Purgatorio espiando i propri peccati grazie alla catarsi della scrittura, che raggiunge il proprio culmine con i brani più intimi ‘Bagagli’ e ‘Outro’ che prefigurano le porte di un Paradiso che ha il sapore di liberazione. L’approdo a questa nuova dimensione significa riappropriarsi della vita e del proprio entusiasmo, ma solo dopo un intenso confronto a vis a vis con se stessi per ricordarsi da dove si proviene

Paolo Di Cera

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