Intervista a Giovannella Porzio
In occasione della Giornata Internazionale della Danza abbiamo intervistato Giovannella Porzio, ballerina di danza paralimpica, campionessa Italiana e vice campionessa europea di Wheelchair Paradance Sport. Laureata in Lingue e Culture per il Turismo presso Università di Torino e Cavaliere al Merito della Repubblica. Diplomata istruttore MIDAS di primo livello di danza paralimpica.
Come ti sei avvicinata alla danza?
La danza è sempre stata per me molto importante fin da piccola, vedere spettacoli di danza classica e le ballerine volteggiare leggere sulle punte mi ha sempre dato una grandissima emozione. Ho sempre voluto essere una di loro, mi piaceva l’atmosfera che si creava dietro le quinte, ma non pensavo di poter ballare essendo in carrozzina.
Poi alla fine del liceo, dopo la maturità, ho conosciuto Marilena Goria, fondatrice dell’associazione Ballo Anch’io di Torino, che mi ha accolta e ha creduto in me fin da subito. Quando mi hanno proposto di cominciare a ballare con loro subito ero un po’ titubante, buttarsi in una nuova avventura è sempre difficile, ma ricordo ancora quel giorno in cui sono entrata in un negozio di danza e ho visto tutti i tutù, gli accessori, le scarpette e ho detto a mia mamma “se mi compri queste cose io inizio danza!”.
Iniziare a ballare mi ha portato tantissimi benefici a livello fisico ed emotivo. La danza, dunque, è sempre stata dentro di me, mi sono avvicinata per provare e poi mi sono appassionata sempre di più.
Cos’è la danza integrata?
La danza integrata è la danza dove ballerine con e senza disabilità danzano insieme per abbattere tutte le barriere fisiche e mentali. Ci sono tantissime barriere nelle persone, ma soprattutto nelle persone con disabilità perché non pensano di poter svolgere un’attività del genere che invece possono fare, ognuno nella propria diversità, nella propria disabilità. Nella danza integrata si arriva ad un livello superiore a quello della danza inclusiva, l’integrazione è ancora oltre l’inclusione perchè diventi veramente parte di qualcosa, non stai solo insieme agli altri ma diventi parte integrante del gruppo, della coreografia, e senza di te quella coreografia non esisterebbe. La diversità è un elemento fondamentale perché ogni ballerina colma i limiti dell’altra, chi è in carrozzina aiuta chi è in piedi e viceversa. Avviene uno scambio, siamo alla pari, quindi ballerine con e senza disabilità danzano insieme sullo stesso palco come ballerine. Spesso diventa ghettizzante avere solo il settore paralimpico, possiamo raggiungere dei livelli coreografici e di danza come qualunque altra compagnia.
La carrozzina non è solo un ostacolo o simbolo della disabilità, ma è uno strumento per creare delle coreografie uniche, delle dinamiche particolari di movimento che altrimenti non si potrebbero creare. Facciamo spesso questo parallelismo tra danza in carrozzina e pattinaggio artistico perché i movimenti sono molto fluidi, ma in piedi sarebbero difficili da replicare e anche per questo quando ci mancano delle ballerine in carrozzina, delle nostre compagne in piedi si mettono in carrozzina perchè è come indossare dei pattini.
L’anno scorso, insieme ad Elena Bollati, ho fondato Re-Action integrated dance company, la prima compagnia di danza fisica integrata in Italia. L’idea di fondare la compagnia l’aveva già avuta Marilena Goria, ma poi non è riuscita a portarla avanti. La parola fisica è importante perchè essendoci tanti tipi di disabilità, noi siamo una compagnia con una disabilità fisica motoria.
Cos’è per te la danza?
Per me la danza è libertà, espressione delle mie emozioni attraverso non soltanto dei movimenti, ma anche dei sentimenti.
Grazie alla danza riesco a fare cose cha altrimenti non riuscirei a fare, anche a livello di movimento ho imparato tantissimo, e soprattutto ho imparato che nella mia testa avevo dei limiti che in realtà potevo infrangere benissimo e che con l’allenamento sarei comunque migliorata. Quando danzo mi sento libera e in quel momento non sono una persona in carrozzina, una persona con disabilità, sono io, una ballerina che danza sulla musica, mi sento come una farfalla libera di volare esprimendo le mie emozioni, libera da pregiudizi, stereotipi, da qualunque cosa. La carrozzina diventa così uno strumento che ci aiuta a fare movimenti che altrimenti non si potrebbero fare, ma ciò che mi infonde tanta energia ed emozione è sentire gli spettatori che alla fine dell’esibizione mi dicono che quando danzo la carrozzina non si vede più.
Elisa Lacicerchia
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