Sono passati già trent’anni: lo stesso tempo che la separa da quel primo colpo sparato sulla folla dai cecchini serbi – che poi ha ucciso Suada e Olga – la tiene lontana e sempre più vicina al giorno della sua nascita.

Amina il suo compleanno lo festeggia sempre con un po’ di malinconia.
Pensa nascere tra il sangue, tra le rose di Sarajevo e tra le urla della gente. La guerra – fa un po’ di fatica a nominarla – se la ricorda come se fosse ieri. E ieri era davvero. Quella distanza temporale – che poi è il lungo e breve corso della sua biografia – la lascia ogni volta esterrefatta. Sono cambiate tante cose: pensa tra sè e sè mentre gira il cucchiaino nel suo caffè bosniaco. Non dovrebbe girarlo lo sa, è nata qua, cresciuta qua e sa meglio di noi cosa si dovrebbe e non si dovrebbe fare: ma fa un po’ di testa sua. Gira il cucchiaino così forte – immersa nei suoi pensieri – che non si accorge che dall’altro lato di quel bar c’è un ragazzo che le sorride. È lui: Abdullah.
Abdullah di anni ne ha ventuno e la guerra l’ha sentita solo in radio, in televisione e dalla sua mamma. I racconti sono quelli di papà, lui che è rimasto lì, mentre l’inferno arrivava sulla terra. Mamma è scappata, ha trovato riparo in Italia. In Italia ha trovato una casa. Mancavano pochi mesi dalla fine dell’assedio, dalla fine della violazione di quei diritti umani che adesso la appassionano così tanto. Così tanto da averne fatto la sua ragione di vita. L’unico motivo per cui continuare ad andare, quando tutto sembra chiedere di fermarti, di restare, di non scappare più. E la mamma non scappa più. Ha aperto un negozio di fiori: vende ortensie colorate, rose profumate e le piace raccontare a chi passa di lì come sta, cosa succede nel mondo e cosa farà questa sera.
I diritti umani non li ha abbandonati: sono il suo lavoro principale, l’attivismo da quei primi anni Novanta in poi non l’ha più lasciata stare. E si arrovella, si batte e poi come per magia torna ai suoi fiori.
L’unico motivo per stare ferma mentre il mondo va. Mentre il mondo interno torna a farsi inferno sulla terra.
Federica Mangano