Ada aveva in testa un’idea di cui non sapeva cosa farsene. Quell’idea se ne stava con gli artigli conficcati nel cervello, quasi avesse paura di venir travolta dall’uragano degli altri pensieri. Non se ne andava mai.
Cocciuta e dispettosa, ogni tanto le piaceva nascondersi tra i ricordi e i sogni ad occhi aperti di Ada che, un po’ ingenua, si sorprendeva sempre quando l’idea si palesava nell’anticamera del cervello, rubando la scena a qualunque altro tipo di attività mentale.
Ada non sapeva bene da quanto tempo quell’idea si fosse insinuata nei labirinti cognitivi della sua mente, ma sapeva bene che non poteva essere prima dei suoi 18 anni. Prima di passare alla maggiore età, infatti, le pareva di non aver mai avuto l’occasione di incontrare quell’idea tra i suoi pensieri. Da quando invece una candelina aveva scandito la fine dell’infanzia e il fuoco spento aveva sancito l’inizio irrevocabile della maggiore età, ecco, forse da allora quell’idea si era autogenerata e aveva scelto il cervello di Ada come suo regno.
Un regno che Ada cercava, invano, di riconquistare.
In posta, in metro, per strada, nei negozi, in banca, anche a casa sul divano, di fronte al computer, bam! L’idea attirava tutti i riflettori e spazzava via tutto il resto, ovunque Ada fosse, qualunque cosa facesse.
Solo quando Ada dormiva, le pareva che quell’idea la lasciasse tranquilla, così come quando correva. Per questo amava correre e per questo la sera si lasciava dolcemente rapire dal sonno profondo, unico suo alleato contro quell’idea.
Ma la mattina seguente (o durante la doccia post corsa) l’idea tornava all’attacco, pronta a manifestarsi con una forza dall’intensità costante.
Fu una mattina quasi estiva, facendo colazione, che Ada prese tutto il coraggio che aveva in corpo e si introdusse nella sua stessa testa, pronta ad affrontare quell’idea che la tormentava, e di cui non sapeva mai cosa farsene.
Giunta nel punto in cui di solito l’idea si presentava, Ada non trovò niente. Cercò e cercò una traccia di quell’idea, qualche briciolo di indizio che la conducesse alla sua tana, ma niente, non trovò niente. Fu allora che, in un angolino buio del labirinto, vide qualcosa. Tremante e impaurita, l’idea se ne stava nascosta zitta zitta per non farsi trovare. Quando Ada la vide, non poté non provare tenerezza nei confronti di quell’idea che non era altro che una piccola Ada, dalle ginocchia sbucciate e dalle treccine lunghe con gli elastici colorati. Era quella la sua idea: una piccola lei che le si palesava in ogni luogo e in ogni occasione dicendole «che fatica essere adulti!».
Solo nel momento in cui Ada se la trovò di fronte comprese quel che c’era da fare. Tese una mano al suo io infantile, la strinse forte, e da quel momento percorsero insieme i labirinti di una mente pienamente adulta.
Mishel Mantilla
© Credit immagini: Mishel Mantilla