Parole O_stili, l’educazione civica per il mondo online

Il web è un luogo astratto nato per collegare – come una rete – persone e informazioni nel più breve tempo possibile. Grazie a Internet uno studente annoiato può guardare la caduta del Muro di Berlino su YouTube e due amanti tenuti distanti dal lavoro possono tenersi in contatto a qualsiasi ora del giorno e della notte. 
Quello che possiamo fare oggi in rete era inimmaginabile negli Anni Novanta, ma si è sviluppato tanto velocemente e in maniera a volte così poco regolata da permettere a pratiche incivili di moltiplicarsi e fiorire nel mondo del web. La violenza virtuale prende la forma di parole aggressive, che possono avere ripercussioni sulla vita reale degli individui dal punto di vista psicologico.

Per questo nel 2016 nasce l’associazione no-profit Parole O_stili, che combatte l’odio delle parole. Il Manifesto è composto da dieci princìpi ed è sottoscritto da trecento utenti, influencer e comunicatori per incentivare un uso positivo, più civile e pacifico di Internet
L’ente organizza campagne ed eventi, oltre a fornire risorse per la scuola, lo sport, la scienza e per tutti i contesti in cui la società si realizza.

Il modo e il tipo di parole che utilizziamo per comunicare – sia nella vita reale sia sul web – hanno delle ripercussioni sugli utenti, come definisce il punto 6 del Manifesto: «Le parole hanno conseguenze […] siamo ciò che comunichiamo»

Chi riceve questa forma di violenza, che si tratti di minori o di adulti, potrebbe decidere di rimanere volontariamente fuori dal web «minando il proprio diritto alla libertà, a conoscere, a informarsi ed esprimersi liberamente» come dichiarato da Save the Children
Avere consapevolezza che gli utenti sono persone reali, indipendentemente dall’età e dal contesto in cui vivono, può vincolare ciò che esprimiamo quando scegliamo parole d’odio sulla tastiera o condividiamo un insulto. 

Se consideriamo, inoltre, che gli utenti più colpiti sono donne (9 milioni di europee nel 2015, dall’indagine di UNwomen) l’odio delle parole si presenta come la cartina di tornasole di oppressione di genere sistematica. 

Questo si evidenzia anche in ambito politico per molte donne, di qualsiasi partito, che subiscono minacce e insulti sul web di carattere sessista e misogino.
L’ambito politico è un luogo di scontro costante, a cui il Manifesto dedica parole democratiche: «affinché il dibattito sia concentrato su contenuti e idee orientati al bene comune, attraverso un linguaggio rispettoso e non ostile, evitando che la rete possa diventare una zona franca dove tutto è permesso ed educando invece alla responsabilità le community di riferimento. Un’applicazione pragmatica sui toni e lo stile da adottare.»

Riteniamo che comunicare, rispondere, scrivere e condividere contenuti online richieda in definitiva l’uso di ‘scienza e coscienza’ – metodo scientifico e morale, responsabilità – per realizzare a pieno l’informazione, il pensiero critico e la convivenza pacifica tra persone reali.

Francesca Cesari

© Credit immagini: link + link + link + link

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