Casa, dolce casa

Il giorno cominciava ad albeggiare e la vecchia stufa, ancora assonnata, si preparava all’accensione automatica delle 6.50. Potrebbe sembrare presto come orario, ma in realtà non era abbastanza per scaldare le altre stanze al di là del corridoio. Per questo motivo i risvegli da dicembre a febbraio erano sempre parecchio difficili, e brutale era il momento di togliersi di dosso il piumone per uscire da letto, figuriamoci poi il momento di entrare in doccia… 

Avevano provato a impostare l’accensione prima delle 6 e 30, nella speranza che quei minuti in più permettessero di uscire dal letto senza battere i denti, ma per una sorta di ribellione macchinosa, la vecchia stufa a quell’ora dichiarava di essere in panne due mattine su tre, cosa che rendeva ancora più rigido il risveglio e più salato il conto, visto che bisognava chiamare il tecnico per provvedere alla riparazione e all’accensione. Dopo vari tentativi, quindi, ci si era arresi all’evidenza che la stufa, prima delle 6 e 50 non poteva – o non voleva – essere accesa. 

Se non fosse stato per il valore sentimentale, per la preziosità dei suoi dettagli vintage e per il forte potere riscaldante (dopo almeno mezz’ora dall’accensione), sarebbe sicuramente stata sostituita durante gli ultimi lavori di ristrutturazione. Ma questi tre motivi rendevano più che sopportabili i primi momenti delle mattine invernali, che comunque, si sa, per costituzione, son freddi. Che mattine invernali sarebbero altrimenti? 

Durante la ristrutturazione, tante cose di quella casa erano state modificate e ‘rese efficienti’, come diceva l’annuncio che l’aveva messa in vendita l’estate prima. Tanti erano stati i cambiamenti per modernizzarla e ‘sfruttare il potenziale della struttura e degli impianti’, ma forte era stata la decisione di lasciare intatti alcuni elementi caratteristici dell’epoca e del contesto in cui la casa era stata costruita. Oltre alla stufa, infatti, anche alcuni antichi lampadari erano stati conservati, uno all’entrata, uno nel corridoio principale e uno nella sala da pranzo. Quest’ultimo aveva la brutta abitudine di emettere una luce tremolante e fastidiosa ogni qualvolta la sala si affollava di persone. Nonostante avessero provato ogni tipo di lampadina e verificato più volte l’impianto elettrico, finiva sempre per far tremare l’alone luminoso che emanava, quasi avesse paura della troppa compagnia. Non era stato cambiato solo per rispettare l’equilibrio della trilogia di lampadari e perché, in fondo, gli altri due funzionavano e gli ospiti venivano solo durante i weekend.

Altri dettagli caratteristici erano stati conservati, per dare alla casa quel tocco di personalità e originalità che interessa tanto ai venditori quanto agli acquirenti, ma si era cercato di rendere il più funzionale possibile ogni spazio, ogni struttura, ogni oggetto, al fine di facilitare la vita di chi ci sarebbe andato a vivere. Per questo motivo si era deciso di cambiare l’impianto idraulico, che risultava un po’ datato e che aveva fatto letteralmente dannare gli inquilini precedenti. Nuove tubature erano state predisposte in quasi tutta la casa, per assicurarsi che lo scorrimento dell’acqua non fosse disturbato da fessure, accumuli di detriti o depositi di calcare nei tubi, e per impedire quelle specie di strozzature che provocano vibrazione nei tubi arrugginiti e che danno vita ai tipici rumori delle vecchie case. Pressione perfetta, aveva concluso il perito idraulico all’ultima valutazione. Eppure in casa continuavano a esserci dei rumori strani, non forti, ma costanti, talvolta dei leggeri fischi, quasi un fischiettare allegro, altre volte si trattava di rumori più simili a dei profondi bassi prolungati, quasi fossero degli sbuffi, che non avevano nulla a che vedere con la pressione dell’acqua o il flusso di quest’ultima, poiché la maggior parte delle volte questi rumori si propagavano a rubinetti chiusi.

È una casa con carattere, aveva detto l’agente immobiliare. 
È magnifica, dicevano i visitatori
È stregata, dicevano gli inquilini.

Che strana idea quella di voler conservare la personalità di un’abitazione, se poi non si è disposti ad accettarla e a tantomeno a conviverci.

Mishel Mantilla

© Credit immagini: Courtesy Mishel Mantilla

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