Quando caddero le nubi

E venne una mattina, a metà inverno, quando la primavera è ancora troppo timorosa per affacciarsi al mondo, in cui vidi per la prima volta la neve, anche se non capii subito cosa fosse. Ai grandi pareva una cosa talmente ovvia a dicembre, quasi banale per altri, perfino una scocciatura, a volte.

Mi sporsi dalla finestra, il viso paffuto schiacciato contro il vetro, gli occhi sgranati e la bocca che andava a formare una dolce ‘O’. Alla fine, esplosi dallo stupore.

«Mamma, le nuvole stanno cadendo!». 

E veramente la neve, con i suoi fiocchi, sembrava ai miei occhi di bimbo soffice nuvola. 

Lei mi prese con tenerezza la mano e mi portò fuori, dopo avermi fatto indossare una sciarpa di lana sferruzzata dalla nonna. Mi ricordo ancora il tepore al collo in contrasto con l’aria fredda e poi tutta quella bianca coperta iridescente che copriva il giardino. Mamma e io ci sdraiammo tra le nuvole cadute a guardare il cielo candido. Io lanciavo gridolini di emozione, allungavo le braccine verso l’alto e aprivo la bocca per assaporare il gusto della neve-nuvola sulla lingua. Ed era diverso da come me l’ero immaginato: tra le mie labbra pareva caldo, dolce come miele e speziato di cannella. Incontrai gli occhi turchini di mamma e la vidi sorridere della mia gioia.

La prima nevicata è lo spettacolo più bello per un bambino. Adesso, anche se sono adulto, la ammiro ancora con la stessa intensità di allora, rifiutandomi di uscire con l’ombrello per poterla sentire contro il viso. E quando mia figlia mi chiede, curiosa com’è, di parlarle della neve mentre la attendiamo, le rispondo sempre:«È lo spettacolo delle nuvole che decidono di abbandonare il cielo e cadere per giocare con noi».

Elena Rossi

© Credit immagini: Courtesy Mishel Mantilla & Elena Galleani d’Agliano

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