È il 27 Giugno 1973 quando l’allora presidente dell’Uruguay Juan María Bordaberry organizza un colpo di Stato che avrebbe segnato, per il paese, la transazione alla dittatura militare che sarebbe durata fino al 1985.
L’obiettivo ufficiale del golpe era quello di schiacciare definitivamente i Tupamaros, un gruppo di guerriglia urbana di ispirazione comunista.

Fra tutte le persone, guerriglieri o simpatizzanti, incarcerate quel giorno, vi era anche un uomo di nome José Mujica, ma che per tutti, qualche anno dopo, sarebbe stato semplicemente ‘Pepe’.
Uscito di prigione, dopo dodici anni passati per la maggior parte in cella di isolamento, decise di entrare in politica e, dopo essere stato eletto deputato nel 1994 e senatore cinque anni più tardi, il 1º Marzo 2005 fu nominato Ministro dell’Allevamento.
Lui, che era nato e cresciuto in una famiglia di contadini, si era ritrovato a rappresentare un’istituzione che nella sua vita aveva sempre e solo visto dal versante opposto.
Allora decise di affrontare la cosa a modo suo, di portare avanti la sua idea di politica, fatta lontano dai palazzi e in mezzo alla gente, di cui si sentiva, orgogliosamente, parte.
Nel 2009 José Mujica venne eletto Presidente dell’Uruguay, vincendo, nei suoi cinque anni di mandato, alcune delle più importanti battaglie per la tutela dei diritti umani portate avanti fino a quel momento nel Paese.

«Qualcuno deve essere il primo» – rispondeva a chi contestava alcune sue scelte.
In questi anni, inoltre, si fece conoscere come ‘il presidente più povero del mondo’, continuando a vivere nella sua fattoria, guidando un vecchio maggiolino e tenendo per sé solo l’equivalente di circa novecento euro del proprio stipendio, donando il resto in beneficenza.

Lo scorso ottobre, all’età di 85 anni, ha infine dichiarato di voler lasciare definitivamente il suo seggio in parlamento e lo ha fatto attraverso un discorso semplice e diretto, proprio come lui: «Non manca molto alla fine dei miei giorni» – per poi aggiungere – «amo la politica, ma amo ancora di più la vita».

Punto. Senza troppi fronzoli, ecco la fine della carriera di un Uomo che ha fatto della politica la sua vita, senza però mai dimenticarsi di vivere.
Francesco Castiglioni