Il buio è come un sipario. Scende a indicare la fine dello spettacolo della vita non appena il Sole cala all’orizzonte. Alle nostre latitudini siamo abituati a considerare la sera e la notte parti integranti della nostra giornata; ma altrove, dove la tecnologia e l’energia elettrica non arrivano, l’incombenza dell’oscurità significa la fine dei giochi. In queste zone rurali definite off –grid (fuori-dalla-rete) dopo le 18.00 la vita si ferma, la vista non riesce a essere nitida e l’insicurezza e la paura entrano in campo. Fuori-dalla-rete si stima abitino 1 miliardo di persone nel mondo; 1 su 7,5 su questo pianeta non ha la fortuna di fare tutto quello che facciamo noi quando scende la sera, se non rischiando usando lampade a cherosene, molto pericolose, soprattutto considerando che molte delle abitazioni sono fatto di paglia e legno. È in questi luoghi lontani e forse dimenticati che opera Liter of Light.
«Il buio genera insicurezza e aumenta il rischio di criminalità. Nei luoghi in cui stiamo agendo, il solo fatto di portare luce fa da deterrente alla criminalità. Si è vista una decrescita di delitti e furti del 70-80%; abbiamo riscontrato persino una diminuzione dei casi di depressione, perché ridiamo vita sociale a popolazioni che altrimenti non potrebbero permettersela al buio dopo una cert’ora. I benefici non si limitano a questi, ma sono buoni esempi.»
Giacomo Battaini, 29 anni, laureato in sviluppo economico e cooperazione internazionale, ha fondato nel 2015, insieme a Lorenzo Giorgi e Giorgio Giorgi il chapter italiano di Liter of Light (Litro di Luce). Liter of Light è un movimento di cooperazione internazionale in cui ogni chapter lavora in autonomia dalla casa madre. Il lavoro di Giacomo e dei fratelli Giorgi si concentra (ma non si limita solo a questo) nel fare da tramite di informazioni opensource volte allo sviluppo e alla gestione di impianti fotovoltaici costruiti con materiali di rifiuto, facilmente recuperabili anche nelle zone off-grid e senza il bisogno di comprare alcun materiale; avendo di conseguenza un bassissimo se non nullo, impatto ambientale.
« Noi lavoriamo seguendo il concetto di impatto sistemico» – continua Giacomo – «può essere spiegato con tre caratteristiche che ogni progetto dovrebbe avere: socialmente sostenibile, ambientalmente vantaggioso e con un impatto economico che generi business o che almeno non procuri perdite.»
Liter of Light offre una formazione aperta e accessibile a tutti con webinar, video su youtube oppure nei casi di progetti più grossi, con interventi in loco. Il loro must è chiaro «Noi puntiamo a staccarci dall’assistenzialismo che da 80 anni si vede in Africa. Cerchiamo la crescita personale, insegniamo a chi vuole come costruire circuiti per l’illuminazione partendo da materiali di rifiuto che possono essere trovati ovunque. Partiamo da un problema come l’inquinamento da rifiuti per trovare la soluzione a un altro problema, come la carenza di luce. Vogliamo sottolineare che l’idea originaria nasce da un meccanico di una favela brasiliana nel 2011 che diede luce al suo quartiere. Questa come altre sono idee che nascono dagli ultimi per gli ultimi. Noi siamo il crocevia delle informazioni e diamo loro supporto tecnico.»
Sostenibilità, autodeterminazione e il distaccarsi dall’antica visione dell’assistenzialismo sono parole chiave per Liter of Light Italia che ad oggi opera in sinergia con gli altri chapter del network attivo in più di venti paesi tra Nord e Sud del mondo e dirige il coordinamento dei chapter europei e delle attività in Africa.
Ci sono posti nel mondo in cui la vita s’interrompe alle 18.00 e non ricomincia fino all’alba. È un’idea così distante da noi da renderci difficile concepire cosa sia fermarsi e aspettare. Restare all’erta in mezzo alla notte, dove tutto diventa più pericoloso, tutto diventa più tetro. Poi ci sono piccole idee che nascono con qualche filo di rame, una bottiglia di plastica e poco altro. Idee semplici e geniali che portano luce e speranza nel buio. E la vita continua anche dietro al sipario.
Tommaso Merati
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