350mila donne cercasi

Ieri, anche se è passata un po’ in sordina a causa dei recenti avvenimenti, si è celebrata in tutto il mondo la Giornata internazionale della donna. È importante non dimenticare il valore di questo giorno, che ci ricorda che per molte donne esistono ancora profonde disuguaglianze e violenze di genere. Dal canto nostro, noi del Polo Positivo vogliamo omaggiare l’8 Marzo parlando di un progetto artistico tutto al femminile. 

Si tratta del progetto Isola delle Femmine, che prende il suo nome dall’omonimo isolotto situato a largo di Palermo. Quattro sono le donne promotrici del progetto, parte del collettivo Femminote (formato da un’architetta, due curatrici ed un’artista), che hanno deciso di imbarcarsi nell’ambiziosa impresa di acquistare la famosa isola in vendita per 3,5 milioni di euro. 

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Sul sito creato ad hoc– con tanto di traduzione inglese per raggiungere un’audience internazionale – si legge che l’obiettivo potrà essere raggiunto se trecentocinquantamila donne da tutto il mondo donassero dieci euro a testa, diventando di conseguenza comproprietarie dell’isola. L’Isola in questione è una striscia di terra di poco più di quindici ettari, ricoperta da una brulla e tipica vegetazione mediterranea che ospita sulla sua superficie le rovine di una torre di avvistamento risalente al XVI secolo. 

Ancora oggi è sconosciuta l’origine esatta del suo nome, ma alcune leggende narrano che in tempi passati fu una prigione occupata esclusivamente da donne. L’isolotto è stato messo in vendita già nel 2017 dalla famiglia Capaci, ma è tuttora in cerca di nuovi proprietari. Tuttavia l’Isola della Femmine è (fortunatamente) territorio protetto, inibendo ogni qual tipo di speculazione edilizia: dal 1997 infatti, è stata nominata Riserva Marittima Naturale, a tutela del patrimonio floristico e della fauna migratoria che vi sosta

Pertanto, l’iniziativa, nata in un contesto artistico, acquisisce un valore fortemente metaforico, che parla di femminismo, preservazione e rispetto. Così infatti lo raccontano: “Il progetto è un gesto simbolico di resistenza e un’eterotopia” e “permette di sognare e riflettere su temi come la gestione del bene comune e la proprietà privata, la tutela del territorio, il femminismo e le sue derive, l’apertura al fallimento e alla debolezza”.

Elena Galleani d’Agliano

© Credit immagini: link + link (courtesy Isabella Paghera)