Arte Migrante: lo spettacolo dell’accoglienza

L’accoglienza è in crisi, messa a dura prova dalla diffusione del sovranismo più radicale. Eppure, esiste un luogo dove l’incontro con l’altro è ancora possibile.

Un proverbio Malawi recita: ‘L’uomo si realizza se è capace di sedersi a terra a livello dell’altro e parlare con lui finché non gli diventa amico’. Tirar fuori da sé per non essere fuori di sé. Arte Migrante è un progetto che nasce nel 2012 su iniziativa di alcuni giovani bolognesi e si propone di creare uno spazio di inclusione attraverso l’arte.

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Arte Migrante si realizza attraverso l’organizzazione di serate – circa una sera ogni due settimane – in cui ognuno può esprimere il proprio messaggio artistico, attraverso una canzone, una poesia, una danza, un pezzo teatrale. L’invito è rivolto a tutti: partecipano studenti, migranti, senza fissa dimora, lavoratori e disoccupati, giovani e anziani.
Gli eventi targati Arte Migrante si articolano in tre fasi: ci si riunisce tutti a formare un grande cerchio; si mangia insieme: si cerca di portare ognuno qualcosa da mangiare e offrire all’altro; e infine, iniziano le condivisioni.
Quello che colpisce di più di questo progetto, oltre alla semplicità, è la sua straordinarietà.

Gli accademici e filosofi del nostro tempo (Umberto Galimberti in primis) evidenziano come oggi gli spazi di incontro e socializzazione siano ridotti all’osso. L’era del digitale ci mette in contatto con chi è lontano chilometri di distanza, ma ci rende ciechi verso chi ci è vicino. Arte migrante si propone di colmare questo vuoto, valorizzando la presenza e l’incontro fisico, fragile: proprio per questo autentico.

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Abbiamo intervistato il fondatore di Arte Migrante: si chiama Tommaso Carturan, bolognese, trentunenne e cantautore, ha dato vita al progetto Arte Migrante a Bologna, insieme a qualche amico. «Siamo partiti cercando di coinvolgere tutti i nostri amici, facendo dell’inclusione il nostro scopo».

In sette anni, il progetto si espande per tutto lo stivale: oggi, Arte Migrante si trova in 30 città italiane. Per chi ama viaggiare, può essere anche un’occasione di incontro gratuito in mezzo coetanei e non. «Stiamo crescendo a vista d’occhio: mediamente si formano uno o due gruppi nuovi all’anno. Siamo attivi in Italia, ma non solo: da due anni siamo a Cipro, da qualche mese a Denver negli Stati Uniti, e da una settimana a Marsiglia in Francia. Non ci poniamo limiti, perché l’incontro con l’altro non ne ha».

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Tommaso lancia poi un appello alle persone desiderose di aprire un centro nelle città in cui Arte Migrante ancora non c’è: «C’è un percorso da fare perché si dia vita a un progetto locale, ma la strada è tranquillamente percorribile!».

Farsi globalizzare dalla cultura dell’accoglienza. Arte Migrante si è avventurato in un’impresa per scardinare luoghi comuni e stereotipi attorno alla figura del diverso. Chi migra verso un nuova realtà si porta con sé una storia e una cultura. Arte Migrante dà forma al suo contenuto. Stiamo parlando, insomma, di un vero Polo Positivo dell’accoglienza.

Pietro Battaglini

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