Il Festival di Internazionale a Ferrara: il giornalismo è vivo

Falso allarme: il giornalismo non è malato. Anzi, a Ferrara sembra più sano che mai. Da venerdì a domenica scorsa (4-6 ottobre) si è svolto nella città emiliana il festival della nota rivista italiana InternazionaleAttivisti, professori universitari, scrittori, ma soprattutto giornalisti hanno preso parte a tre giornate di conferenze, dibattendo sui temi cruciali del mondo presente. Il giornalismo ha invaso le piazze e i teatri di Ferrara, radunando famiglie e giovani provenienti da tutta Italia. Dopo queste giornate, ci portiamo a casa due grandi lezioni.

In primis sulla questione ambientale. Il Festival ha interessato un pubblico che ha a cuore il problema climatico, e lo ha mostrato nel proprio piccolo utilizzando borracce di alluminio e riempiendo fino all’ultimo metro quadro le piazze in cui si parlava di questo tema; le spille e i simboli del movimento Extinction Rebellion si sono sparse un po’ ovunque alle uscite delle conferenze. Sembrano sciocchezze, ma il Festival ha lanciato messaggi preziosi anche guardando ai piccoli dettagli. I posti si prenotavano con tagliandi di carta gratuiti e i relatori bevevano acqua rigorosamente da bottiglie di vetro: una coerenza paradossalmente difficile da trovare in circostanze simili.

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La seconda lezione è stata di giustizia sociale. Se – come scrive Pulitzer – il cuore e l’anima di un giornale albergano nella sua umanità e nella sua solidarietà verso gli oppressi, Internazionale non ha deluso le aspettative. Giornalisti freelance e collaboratori delle più note testate quotidiane hanno raccontato fatti e condiviso testimonianze di vite a noi geograficamente e umanamente lontane.
La storia dell’attivista Monica Benicio, in questo senso, risuona ancora. Monica è comparsa davanti al pubblico ferrarese con lo sguardo fisso e i piedi nudi. Indossava una maglietta nera con una scritta a caratteri bianchi che recitava: Who killed Marielle? (Chi ha ucciso Marielle? NdR.). Si tratta di Marielle Franco, assassinata insieme al suo autista il 14 marzo 2018 dopo essersi insediata nel Municipio di Rio De Janeiro come esponente del Partito Socialista. Marielle era donna, nera e lesbica. Monica, dopo la morte della sua compagna ha iniziato a girare il mondo per raccontare la vita politica di Marielle e la speranza che aveva incarnato per i meno privilegiati della società brasiliana. Durante il suo intervento ha alzato in alto il pugno destro urlando ‘Giustizia’: un grido a cui si è unita la platea, amplificando una voce che ha fatto rimbombare le pareti del teatro. E dei cuori presenti.

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Dal Brasile si è passati per l’Africa fino al Medio Oriente, e i relatori si sono scambiati e susseguiti proprio come se si stessero sfogliando le pagine di un giornale. I tanti giovani che si sono messi in ascolto delle parole tradite dall’emozione di attivisti per i diritti umani sono gli stessi che da mesi marciano in corteo nelle piazze del Sudan e dell’Algeria. Quel mondo arabo, in fondo, non è poi così lontano. La finalità è la stessa: ribellarsi, non cedere all’indifferenza.

Per concludere, un pubblico così vasto a una manifestazione che ha coinvolto una delle professioni più screditate e minacciate del mondo attuale è stata una boccata di ossigeno per la società civile e per chi aspira a diventare giornalista. Teniamoci stretto il Festival e giù il cappello per Ferrara.

Pietro Battaglini

© Credit immagini: link link + link

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