La nuova frontiera dell’agricoltura è la coltivazione indoor, un modello sviluppato in USA, Nord Europa e Giappone. Qual è la rivoluzione? La produzione indoor non è più legata né al suolo né al clima: si riduce l’uso di pesticidi del 100% e l’utilizzo dell’acqua del 95%, con la stessa impiantistica si producono un gran numero di specie diverse e il prodotto finale diventa biologicamente perfetto.
Questo innovativo modello di produzione risponde dunque sia alla domanda crescente di prodotti alimentari sani e sostenibili, sia alla scarsità relativa di risorse e terreni coltivabili. In aggiunta, l’agricoltura indoor potrebbe essere introdotta anche in città, innescando meccanismi di trasformazione urbana: spazi dismessi potranno diventare nuove aree produttive.
Quali sono i nuovi sistemi di produzioni adatti all’agricoltura indoor e come funzionano?
- L’agricoltura idroponica: la terra è sostituita da un substrato inerte – per esempio argilla espansa – e un sistema di irrigazione irrora il supporto di acqua e sostanze fertilizzanti. Per esempio, la fattoria verticale idroponica Vertical Harvest, fornisce verdure e ortaggi a chilometri zero nella località di Jackson Hole (USA), producendo l’equivalente di cinque ettari di terreno in soli quattrocento m².
- L’agricoltura acquaponica: un ecosistema organico che crea una simbiosi tra piante e pesci, questi ultimi infatti espellono sostanze, nitriti e nitrati, che costituiscono nutrimento naturale dei vegetali. Un esempio? La Hyundai Fuel Cell Farm, alimentata da una macchina a idrogeno il cui vapore acqueo di scarico alimenta pesci e verdure, per far crescere un piccolo ecosistema 100% ecofriendly.
- L’agricoltura areoponica: le radici sono isolate dall’ambiente esterno, il nutrimento viene nebulizzato secondo tempistiche precise all’interno dei canali e assorbito dalle radici. La fattoria areoponica più grande del mondo è a Newark, in una ex acciaieria, con seimila quattrocento m² di spazi coltivati completamente senza suolo. Il sistema sviluppato da AeroFarms è alimentato da pannelli fotovoltaici e riesce a produrre fino a novecentomila chili di ortaggi all’anno.
Valeria Molinari
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