Il Natale ha raggiunto anche il boschetto della droga di Milano Rogoredo. Il giorno della vigilia, il Gabbiano e la fondazione Eris hanno organizzato un incontro di giornalisti e scrittori, «per portare un messaggio positivo nel cuore del degrado». Proprio lì, nella piazza di spaccio più grande d’Italia, ho incontrato Marco (nome di fantasia), anche lui spettatore dell’incontro. Egli ci ha raccontato la sua storia da ex-tossicodipendente.
Camilla Canale: Come hai iniziato con l’eroina?
Marco: «Ho iniziato a 12 anni a fumare le prime canne in bagno a scuola. Poi dai 15 anni ho pippato eroina quasi tutti i giorni per un anno. Fin quando un giorno non bastava più e ci siamo fatti di eroina di vena. Da quel momento lì, tutti i giorni cercavo la dose. Rubavo nei supermercati, scippavo le borse e quando c’era la nebbia a Milano facevo rapine per drogarmi.»
CC: Come sei uscito dalla dipendenza?
M: «Il mio problema era gestire le mie emozioni. Come la paura, dolore, tristezza, impotenza, amore, innamoramento. Eliminavo le emozioni con la droga. A un certo punto mi son detto ‘ma perché devo aver paura?’ Ho scelto di fare un programma terapeutico. È stata dura. Durissima.»
CC: Perché hai paura delle tue emozioni?
M: «Son difficili da gestire. Mi sentivo diverso. Questa cosa della diversità mi creava problemi. Grazie alla comunità sono riuscito a raggiungere degli obiettivi importanti.»
CC: Dopo tutto quello che è successo ti reputi felice?
M: «Sì, sono contento, perché grazie a Dio non ho nessuna malattia. Tanti miei amici sono morti di AIDS o di overdose. Io ho avuto due compagne delle quale mi sono innamorato, ho due bellissime figlie. E sono contento. Sì! Sono contento della mia vita.»
CC: Cosa vuoi di dire a tutti i ragazzi che pensano non ci sia una via d’uscita dalla droga?
M: «Chiedere aiuto. Da soli non ce la facciamo (urla). Non ce la facciamo da soli! Non c’è niente da fare! Ci ho provato io un sacco di volte. Niente. Abbiamo bisogno di aiuto! Ok?»
Camilla C.
© Credit immagini: Camilla Canale