La storia di Josepha, la migrante in fuga dall’Africa, ha emozionato tutti.
La donna camerunense è stata salvata il 16 luglio nel mar Mediterraneo dall’imbarcazione di Open Arms. Josepha fuggiva dall’Africa e dalla “grave” condanna di non poter avere figli, una colpa che le costava violenze e insulti. Così ha iniziato a sognare di essere accolta dalla nostra Europa.
Nel suo desiderio nessuno l’ha fermata. Né gli aguzzini libici, né i trafficanti del Sahara e neppure il violento naufragio che ha ucciso tutto l’equipaggio della sua barca. Josepha è stata trovata in fin di vita dalla Ong dopo due giorni in acqua. Era in ipotermia e sotto choc.
Ventiquattrore dopo ha raccontato ciò che aveva vissuto in mare, lasciando questo messaggio ai soccorritori: «Ho pensato che ero già morta. Ho cominciato a pregare, invocando la Stella del Mare. Le ho detto: “Mamma, tu sei mia madre, sei la Stella del Mare, e qui siamo solo io e te. Fa un miracolo, e vieni qui a trovarmi”» e ancora: «A Gesù ho detto: “Padre tu sei mio padre. Lo so che tu sei qui e so che niente è impossibile per te. Non lasciarmi qui, io non paura. Dunque ho cominciato a cantare una preghiera. Quando ho finito la canzone sono caduta nel sonno e mi sono ritrovata qui, su questa barca». Il giorno in cui è stata salvata era dedicato alla Protettrice della gente di mare, così ricorda lei.
Adesso, dopo tre mesi, Josepha è curata dalla Croce Rossa spagnola in una struttura protetta. Ha mandato una sua foto e un messaggio in cui diceva «Sto meglio. Ringrazio tutti. Oggi comincio a muovere i primi passi».
La sua storia ha fatto il giro del mondo.
Siamo felici di raccontarla e ancor di più, siamo felici di avere con noi una lottatrice come Josepha.
Camilla C.
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