Quando si dice mindfulness, scatta subito alla mente l’immagine della meditazione, proposta magari in pausa pranzo o come alternativa al running serale. Mindfulness è in realtà un concetto piuttosto serio.
Innanzitutto, non si ‘fa’ mindfulness, non è una tecnica: si lavora sulla mindfulness con diverse tecniche. Ci sono due approcci principali con cui affrontarla: la mindfulness contemplativa e quella langeriana.
La minfulness contemplativa ha le sue basi nel Buddhismo Theravada, occidentalizzato da Jon Kabaz-Zinn, ed è incentrata sull’utilizzo di tecniche come la meditazione per promuovere l’attenzione consapevole al momento presente, in modo non giudicante, osservando l’esperienza che si svolge momento per momento.
Avete mai provato a tenere in bocca un’uvetta per cinque minuti senza masticarla, toccandola con la lingua, sentendone la forma, il sapore che cambia, spostandola sul palato, sotto la lingua, dando un primo lento morso? Provate, ne sarete stupiti – anche se non vi piacciono le uvette!
Un approccio alternativo è quello di Ellen Langer, che la definisce come un processo con cui ci liberiamo da categorie mentali già strutturate per crearne attivamente di nuove e libere da schemi di pensiero rigidi.
Mindfulness è allora uno stato di presenza mentale attiva, in opposizione a mindlessness, cioè quando operiamo in base a schemi mentali rigidi e automatici (bene vs. male), con una singola prospettiva, senza tenere conto dei cambiamenti in corso.
Ecco allora sei modi per migliorare il proprio livello di mindflulness, senza meditare.
1) Prestare attenzione alle novità
Avete presente la sensazione che avete quando girate per una città mai vista prima? Come quando siete in vacanza e scoprite nuovi luoghi, li osservate con curiosità e apertura, perché ancora non avete schemi che li definiscano, non li conoscete e li esplorate. Fate la stessa cosa a casa, sulla strada verso l’università o l’ufficio.
2) Prestare attenzione alla variabilità
Tendiamo a pensare che il mondo sia stabile, ma è in costante mutamento. Il fatto di notare questi cambiamenti, per quanto sottili, è un modo di essere nel presente e di capire che le situazioni cambiano. Una persona depressa è depressa sempre? No, ha dei continui cambiamenti d’umore durante l’arco di ogni giornata.
3) Cercare e produrre novità
È un orientamento curioso nel quotidiano, facilita la ricerca di novità e il problem solving.
4) Capire che tutto può essere negativo e positivo allo stesso tempo
Nulla è intrinsecamente buono o cattivo, positivo o negativo.
5) Accettare e giocare con l’imprevedibilità
Il mondo non è prevedibile. Lo è solo su base statistica, ma la statistica non riguarda mai i singoli (soprattutto non te!). Allora, impariamo ad abitare l’imprevisto.
6) Ridere
L’umorismo è come uno shot di mindfulness. È il miglior modo di vedere l’altra faccia di una situazione. Pensate a una barzelletta: perché fa ridere? Perché prende una situazione tradizionale e ne ribalta il significato con un colpo di coda.
Giacomo A. M.*
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*Giacomo A. Minazzi è laureando in Psicologia Clinica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano.
Si ringrazia il prof. Francesco Pagnini, Psy.D, Ph.D., Università Cattolica del Sacro Cuore, Harvard University, per il materiale su cui è basato il presente articolo.