Un uomo scivola sulla vita incalzato dalla fretta, che per lui non è una scelta ma una vera e propria patologia. Subisce tutto e non vive niente.
Fretta
Un uomo scivola sulla vita incalzato dalla fretta, che per lui non è una scelta ma una vera e propria patologia. Subisce tutto e non vive niente.
Un campo tendato, un fuoco e delle persone sedute in cerchio attorno ad esso. Non è l’inizio di film, ma di un’imprevista chiacchierata su Dio tra un insegnate kenyota, una donna Masai, un ragazzo italiano e una ragazza francese.
Ci sediamo. Ho dimenticato il cuscino per la mia schiena. Iniziamo a costruire, ma lei si accorge che io non sono seduta. Mi guarda stranita e curva la testa con lo sguardo rivolto alle mie gambe.
“Credo che sia del paese di Gesù, a due passi dal Paradiso” (Prosper Mérimée)
La vita a Thunderville passa ogni giorno davanti ai miei occhi come una serie di fotogrammi tutti uguali: La signora Grey, la folla di studenti assonnati, il frustato controllore Appy alla fermata “No H”, le grigie mura e il fumo di sigaretta per sette eterne ore. Non cambierà mai niente in questa città. Ogni giorno lo stesso film a Thunderville. Gli abitanti di questo luogo sembrano tutti persi nella propria tempesta senza riuscire a trovare l’arcobaleno. E io, da dietro la macchina cinematografica, sono persa nella mia.
Oggi è la giornata della Liberazione ed è così che lo ricorda la mia bis nonna.