Nel 1929, uscì il famoso saggio di Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, ovvero un’analisi di come le donne dovessero appropriarsi degli spazi per esprimere la propria soggettività. A oggi rimane un caposaldo degli studi di genere e sul femminismo, ossia di tutti quei tentativi volti alla parità di genere. Ma è possibile che in questa lotta, le donne si siano ritrovate, essenzialmente, da sole? Questo è vero in parte, almeno fino a quando si diffuse il femminismo intersezionale, che intendeva contribuire a più lotte contemporaneamente, perché la liberazione delle donne doveva anche essere la liberazione delle persone razzializzate e di tutte le soggettività discriminate.
Ciò non significa che gli uomini siano stati totalmente assenti dalle lotte femministe. Al contrario, esiste una lunga storia che riguarda i grandi partiti progressisti del Novecento, come insegna la storia del femminismo liberale britannico, e che ha visto una massiccia mobilitazione dei partiti comunisti e socialisti a favore del suffragio universale. Ciò non toglie, che all’interno di questi movimenti “misti” le gerarchie di genere siano sempre esistite e, forse, ridimensionate, a favore di altre priorità politiche. Possiamo comunque dire, lungi dall’aver raggiunto l’obiettivo, che delle donne si parla. C’è, però, qualcosa di ingiusto nel pensare che le donne siano le sole a dover portare il masso, senza che gli uomini siano disposti a decostruire il modello di cui essi stessi sono vittima.
Gli studi sulla mascolinità e un libro
Legati a un modello di infallibilità e di solidità, il genere maschile ha avuto ostacoli lungo il cammino verso la decostruzione di genere. Gli studi sulla mascolinità si interessano, in tal senso, alle relazioni tra gli uomini e tra questi e altri individui – donne o persone appartenenti a gruppi sociali ed etnici differenti.
Su questi temi, Marta Tarantino ha scritto nel libro Uomini nuovi. Ripensare la mascolinità nel mondo arabo (Astarte, 2024). Anche se l’area geografica a cui si riferisce è un elemento chiave, il libro è anche utile per coinvolgere esperienze umane plurime all’interno della discorsività in Occidente e ci aiuta muovere tasselli della comprensione sulle soggettività maschili in Europa, largamente influenzate dal mercato e da costrutti sociali. Il libro quindi è molto utile anche a chi non si interessa di Medio Oriente.
Con un approccio decoloniale e intersezionale, Tarantino propone anche esempi attivismo queer e mascolinità che si oppongono al modello statico del patriarcato:
[il libro] vuole celebrare proprio la moltitudine di verità – tutte opportune, tutte legittime – attorno all’universo maschile nel mondo arabo-islamico di oggi, in contrasto con il singolare utilizzato invece in riferimento al modello patriarcale egemonico (..) in tutte le sue forme (contro la violenza sulle donne, per i diritti della comunità LGBTQIA+, eco-attivismo e ambientalismo, per il diritto di opinione e contestazione).

Uomini nuovi, dunque, ci porta a leggere l’area del Medio Oriente e del Nord Africa attraverso una prospettiva di genere, in un’area sempre più militarizzata e neoliberista.
Uomini nuovi, infine, definisce il genere come estremamente eterogeneo e multidimensionale, indispensabile a una società libera.
La casa del genere umano, per riprendere quella metafora di Woolf, è quindi piena di stanze, e ogni soggettività dovrebbe avere la propria. Dovremmo forse creare un open space?
Volevo essere un duro
Però non sono nessuno
Cintura bianca di Judo
Invece che una stella uno starnuto
I girasoli con gli occhiali mi hanno detto
“Stai attento alla luce”
E che le lune senza buche
Sono fregature
Perché in fondo è inutile fuggire
Dalle tue paure
Volevo essere un duro, Lucio Corsi 2025
link della canzone + link Astarte + foto
Immagine di Luca Trevisan – Tratto Cromatico
Francesca Cesari