«Dai, questo mercoledì vieni?». «OK, dovrei farcela». Pioviggina, è una settimana che il cielo di Milano è tinto di grigio e un arcipelago di pozzanghere ha sostituito i marciapiedi. «Vedrai che con questa pioggia ci sarà il pienone». Imposto il navigatore e attraverso mezza città fino a raggiungerne il cuore pulsante: a due passi dalla Scala e Palazzo Marino ecco la destinazione, dentro una piccola galleria, via Hoepli 3D.
Giuseppe aveva ragione, ci sono già una ventina di avventori, alcuni seduti intorno ai tavolini fuori. Il posto è piccolo ma curato, a prima vista non troppo diverso dalla Milano da Bere che si trova poco distante. Eppure al Girevole le serate sono diverse da tutte le altre.
Il bar è stato aperto due anni fa dall’Associazione San Fedele con un obiettivo al contempo semplice e ambizioso: offrire un luogo di convivialità e di incontro aperto a tutti, anche a chi ha per casa la strada. Perché è vero che le consumazioni sono gratuite (e rigorosamente analcoliche), tuttavia qui si vive fuori dalla logica standard di assistenza, che pure è essenziale ma non sufficiente a prendersi cura di una persona a trecentosessanta gradi. Pochi metri quadrati che si fanno luogo di aggregazione puro, in cui ritrovare dinamiche più autentiche di relazione, non falsate da rapporti di ‘subordinazione’ e ‘alterità’ legati a una modalità puramente assistenziale. Clienti con e senza dimora, psicologi e assistenti sociali si mischiano in un ambiente neutro – anzi, azzarderei dire esteticamente molto piacevole – sorseggiando un cocktail, scambiando quattro chiacchiere, sfidandosi a una partita di scacchi o di carte.
Non importa chi tu sia, in queste due sere a settimana in cui il bar è aperto (mercoledì e venerdì), si cerca di offrire una dimensione di normalità e spensieratezza, un piccolo tassello che si inserisce in un progetto di reinserimento sociale più ampio. In effetti, per frequentare il bar ci si mette tutti in gioco nel rispettare alcune regole di convivenza – niente risse, non si arriva sbronzi – che possono sembrare scontate ma che appartengono a una dimensione spesso lontana da chi si trova in condizioni di marginalità. E’ un modo anche questo per aiutare chi si è perso a rimettere insieme i pezzi e a iniziare un percorso per uscire dalla condizione di emarginazione.


E poi c’è l’altro lato, quello di chi non passa le giornate tra centri diurni o in coda alle mense: il lato della Milano-non-si-ferma, della fila di avvocati, banker, consulenti in giacca e cravatta che corre e fattura. Arrivando dritta dal lavoro e trovandomi a due passi dal centro scintillante e brulicante di questa città il contrasto che sento è forte, un divario che osservo tutti i giorni e che si è inasprito nel tempo: la disuguaglianza e la povertà non smettono di crescere ed essere sempre più evidenti. Cosa può fare chi è sempre impegnato a portarsi il pane in una casa ‘vera’ (e costa sempre più caro)? Un luogo come questo permette di offrire un poco del proprio tempo a un progetto più grande, ma non solo. La cosa più bella del Girevole è avere l’occasione di entrare in relazione con l’altra Milano e condividere insieme uno spazio goduto alla pari. E poi ci si scopre, sarà un clichè, più vicini a Federico, Roberto o Deoraj di quanto non sembri. Ti raccontano del loro lavoro, dei viaggi che hanno in programma, delle loro famiglie e paesi di origine. Scorci di vita che altrimenti sarebbe difficile cogliere, di vite colpite da un destino mutevole (e forse ora anche un po’ Girevole).
L’orologio segna le undici, fine serata, si chiude la serranda. Prima di salutarci, con l’augurio di rivedersi sempre qui per coltivare queste relazioni nei mesi a venire, colgo un primo frutto. Federico mi regala una poesia di Neruda da leggere, un testo che parla di fallimento e di speranza, particolarmente potente se penso che è proprio lui a donarlo a me.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare e che nessuno è così terribile per cedere.
Eccomi, ai nuovi inizi.
Carolina Spingardi
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Non incolpare nessuno
Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.
Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.
Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.
Non amareggiarti del tuo fallimento
né attribuirlo agli altri.
Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bimbo.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.
Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.
Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.
I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.
Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.
Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell’alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.
Pablo Neruda
© Credit immagini: Courtesy Associazione San Fedele & Carolina Spingardi
❤️❤️❤️