«Da dove vieni tu?».
L’infermiera sta timidamente cercando la vena del mio braccio. Credo sia nuova, è la prima volta che la vedo. E credo sia una tirocinante, la sua divisa è diversa da quella delle altre infermiere.
«Parli con me?», l’uomo nel letto a fianco si gira a guardarmi. Il suo sguardo cade sul mio braccio: «Dio, proprio ora dovevi parlarmi? Mi fanno schifo gli aghi, mi viene da vomitare!».
L’infermiera si irrigidisce «Si sente bene signore?».
L’uomo ha una mano sugli occhi «Sì, ma non voglio vedere quella roba».
Sorrido.
Sento l’ago e fa male, ma non dico niente per non demoralizzare la ragazza.
«Ecco fatto, tra due giorni avremo i risultati delle analisi».
«Grazie mille e speriamo bene».
Con un sorriso la giovane ragazza si congeda.
«Non ci sono più aghi, ora puoi guardare».
Le macchine collegate a lui ogni tanto emettono luci e piccoli suoni, tentando di comunicare qualcosa.
«Non provare mai più a chiamarmi quando ti stanno facendo un prelievo».
«Scusami, non immaginavo ti turbasse tanto».
L’uomo sbuffa e alza gli occhi al cielo, «Comunque, dicevi?».
«Da dove vieni?».
«Dal reparto al secondo piano, tu?».
«Sesto piano. Cosa ti è successo?».
«Un incidente in auto. Pioveva forte quella notte e andavo piano, ma la macchina ha sbandato comunque», non c’era paura o rimorso nella sua voce, solo apatia. Immagino avesse raccontato quella storia molte altre volte.
«Ho avuto paura di morire. Non per me, ma per la mia famiglia. Ho pensato “non posso lasciare mia moglie e mia figlia da sole” e non perché credo che non sarebbero in grado di vivere senza di me, ma perché voglio che mia figlia abbia delle solide radici su cui crescere e io voglio essere parte di quelle radici, non voglio che debba fare tutto mia moglie. Voglio accompagnare mia figlia a scuola, voglio andarla a vedere alle partite, voglio vederla crescere, sbagliare, avere successo, ridere e piangere. Voglio vedere che persona diventerà e voglio che lei possa sempre essere sicura di avere me e mia moglie che la sosterremo».
Sullo schermo di fianco al suo letto vedo la frequenza cardiaca aumentare.
«Scusami, ho parlato a ruota. Ma al secondo piano ero da solo in camera e ho avuto un sacco di tempo per pensare».
Gli sorrido, «Tua figlia avrà le radici più solide che nessuno abbia mai visto».
Immagine: Foto di Joshua Chehov su Unsplash
Melda Mehja