Primo giorno di scuola

«Posso giocare con te?», in piedi sulle sue gambette esili, con gli occhi abbassati sul  bambino seduto davanti a lui.

«Va bene, però la macchina verde è mia, mi piace di più. Tu hai quella gialla o quella viola».

«A me piace quella viola».

È così semplice quando si è bambini. Sono arrivati da qualche minuto e sono già seduti a giocare insieme: la prima coppia di amici di quest’anno. Chissà se la loro amicizia durerà nel tempo. Una delle cose che amo del mio lavoro è veder nascere rapporti che spesso andranno avanti per anni.

Oggi è il primo giorno di scuola e come ogni anno mi sorprendo della semplicità dei bambini. Sono sconosciuti, ma un secondo dopo stanno giocando insieme. A loro non importa del colore degli occhi, dei capelli o della pelle del loro compagno di gioco. Non gli importa se i loro vestiti sono costosi o meno, a loro importa giocare e divertirsi.

Li vedo entrare uno per volta: alcuni elettrizzati di iniziare, altri impauriti da tutto, aggrappati alle gambe dei genitori. Piccoli gnomi che ancora non conoscono questo ambiente.

Amo il mio lavoro e amo poterlo dire. Amo il primo giorno di scuola e amo vedere come questi bambini di 4 anni iniziano a creare la loro persona un mattoncino per volta.

Sono buffi e mi ricordano i miei pessimi tentativi di fare amicizia i primi giorni di università. Da adulti diventa più difficile, siamo sopraffatti da schemi sociali e aspettative. Ci facciamo mille problemi e le insicurezze ci frenano.

La campanella suona.

«Adesso mettiamo via i giochi e veniamo tutti qua. Ci prendiamo per mano e ci allarghiamo».

Oh no, il bambino che aveva appena smesso di piangere sta per ricominciare.

«Avete visto che bel cerchio che abbiamo fatto? Adesso ci sediamo e quando dirò il vostro nome dovrete alzare la manina e dire “presente”, va bene?».

Pericolo scampato, il bambino si è messo a parlare con la bambina vicino a lui.

«Alice?», il mio sguardo fruga tra i bambini in cerca di una mano alzata. Eccola! Una bambina con un sorriso raggiante sul volto si sta sbracciando, «Io sono Alice!». Imparerà domani a dire “presente”.

«Ciao Alice! Come stai?»

«Prima mi mancavano le mie mamme, ma poi ho giocato con Carlo e mi sono divertita».

Dall’altra parte del cerchio spunta una domanda: «Tu hai più di una mamma?».

«Io ho due mamme», risponde prontamente Alice.

«E quanti papà hai?».

«Nessuno, ho solo due mamme».

«Che bello, anche io vorrei due mamme! La mia mamma mi fa sempre giocare con i suoi capelli perchè mi piacciono tanto, ma il mio papà non ha i capelli. Quando ti vengono a prendere posso salutarle per vedere i loro capelli?».

«Sì, se vuoi puoi venire a giocare da me oggi!», risponde Alice, mentre si sistema la frangetta.

A volte penso che dovremmo farci insegnare l’inclusione dai bambini. 

Amo il mio lavoro.

© Credit immagini: creata con AI Adobe FireFly

Melda Mehja

2 pensieri su “Primo giorno di scuola

  1. Ci piace pensare positivo e abbiamo fiducia nei genitori di domani, sperando che entro qualche anno questo racconto non sia così utopistico, ma sia la semplice realtà di tutti i giorni! ❤️

  2. Che storia meravigliosa! Ogni tanto penso che i bimbi starebbero bene solamente nell’isola che non c’è di Peter Pan, dove non ci sono adulti e non si cresce mai.
    Se posso, continuo a raccontare: i bambini, finita la scuola vanno a casa e raccontano il loro primo giorno di scuola facendo presente la fortuna di Alice di avere due mamme.
    Sappiamo che ci sarà del panico tra i genitori per una notizia del genere.
    Fine dell’inclusione.
    Scusa se mi sono dilungata troppo. Low

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.