Nel rituale
del caffè la mattina
versato su occhi incrostati di buio,
del primo raggio
che innaffia di luce
radici e pensieri
ritrovo,
sacra e salvifica e lieve,
Vita.
Dietro l’iride schiva
di chi agli angoli
vive quest’esistenza,
tra i canti, ebbri,
di chi della strada
fa la sua stanza,
nella parola delle figlie,
nelle stagioni di voci,
inverni di grano
e estati di neve,
bambina,
mi chiede di cercarla.
Questo dolore
mi ha svelato
che Vita
è matrice nelle mie ossa
scheggiate, sì,
ma ferme e coraggiose,
linfa nei miei vasi,
ossigeno alveolare.
Io, tutta
sotto pelle lapidaria,
oltre grida di battaglia,
dentro gocce salate
da paura e ardore,
fremo e palpito
di Vita.
Emanuela Castaldo

Foto di Ginevra Camarda
A volte scordiamo che la cura più efficace a qualsiasi male risiede in noi stessi