A testa in giù è tutto più calmo

Sangue al cervello

La mamma mi accompagna a scuola. C’è il fiume laggiù! E guarda quante macchinine velocissime che corrono da un lato e dall’altro! Questo seggiolino mi stringe. Mi blocca. Io non voglio stare fermo. Cerco di divincolarmi, ma questo è più forte di me. Urlo e chiedo a mia mamma di slacciarmi. Sento che mi risponde, ma non capisco cosa mi dice. Vedo tanti bambini in lontananza e le mie gambe cominciano a tremare. Ho voglia di giocare, di correre. La mamma spegne l’auto: «Ho una riunione con una maestra che starà con te un pochino più di tempo e con la preside. Fai il bravo con la maestra nuova?».

Non rispondo neanche. La mia testa corre velocissima tra i rumori delle macchine, il fiume che gorgoglia e i bambini che urlano trepidanti fuori dalla scuola. Vorrei correre. Cerco di divincolarmi dalla presa di mia mamma, che nel mentre mi ha fatto scendere dall’auto, ma la sua presa è serrata intorno alla mia mano sudacchiata. Parla con una signora che mi prende una spalla, si avvicina e si presenta. Capisco solo maestra tra i mille suoni assordanti che mi circondano. La mia testa è piena e io non sento più niente.

Giramento di testa

Mentre stiamo giocando a conoscerci con la classe, sento delle urla arrivare dal corridoio. Con calma mi affaccio sulla porta per vedere che succede. Mi passa di fianco una bidella affannata. C’è un bambino appeso alle scale antincendio. La fermo e le chiedo di guardare un attimo la mia classe. Percorro il corridoio con le gambe tremanti e l’adrenalina che mi spinge ad andare avanti, nonostante il timore di quello che potrei vedere davanti a me. Vedo al fondo una serie di insegnanti che parlano animatamente davanti alla porta. C’è chi piange, chi parla al telefono in modo concitato. Sento delle preghiere poco oltre questo gruppo. C’è una voce più forte di tutte che sta strillando: «Se vi avvicinate, mi butto giù». 

Non so quanto tempo sia passato, minuti, ore. La lancetta corre e il cuore batte all’impazzata. La mente è sorprendente, capisce quando noi siamo ancora imbambolati a ricevere ciò che stiamo vedendo. Non so come ma mi ritrovo in classe, pallida. La bidella mi chiede se voglio dell’acqua, non riesco a rispondere. Guardo i bambini attoniti dalla mia vista. Gli dico pacatamente di alzarsi e venire con me, c’è un loro compagno che ha bisogno di aiuto. Tutti quanti abbiamo paura, io, loro e Olmo. Dobbiamo accogliere la paura di tutti, lasciando che ciascuno con i propri tempi trovi il modo di salutarla. Vi andrebbe di aiutarmi? I bambini capiscono dal mio sguardo che mi sto affidando a loro, che li sto chiamando in quanto cittadini. Mi guardano impauriti e mi seguono. Ci avviamo in un cammino silenzioso verso le scale. Tra le mani tengo serrato un libro che mi aveva letto la mia maestra preferita alle elementari, Il falco delle terre alte.

E dopo che succede?

Non so cosa sia successo, ma sono appeso alla ringhiera delle scale antincendio e sono arrabbiatissimo, la testa sta scoppiando. C’è tanto di tutto, non riesco a fermarmi, tutto corre intorno a me. Quando ho salutato la mamma sono entrato in classe. Ho provato a stare seduto, ma con le finestre aperte, i rumori della strada, del fiume, i compagni che parlano, i bidelli che passano per i corridoi, non sono riuscito. Poi bisogna stare seduti, ma chi ne ha voglia con tutto questo ben di Dio intorno, stessero loro seduti. La maestra parla, parla, parla. Qualcuno la faccia stare zitta! Sto friggendo, tutto gira veloce. Penso alla brioche alla crema di questa mattina, alla cintura del sedile, alle auto che riempiono la strada, il fiume che si sposta.

Non so quanto tempo passi, so solo che tutt’a un tratto mi trovo a correre verso la libertà lungo il corridoio. Che sensazione lasciare che le gambe vadano seguendo il loro ritmo naturale, sento ogni passo pervadere il mio corpo, l’urto mi entra dentro. La maestra mi sta seguendo. Non voglio che si avvicini. Non mi capisce, non vuole che io mi alzi, non mi fa parlare. Corro ancora più forte. Vedo la scala. 

Sono appeso, se si avvicinano, mi butto. Devono lasciarmi in pace. La mia testa non riesce più a fermarsi.

Il tempo vola. Mentre urlo vedo davanti a me una signora giovane che si fa strada seguita da un sacco di bambini. Urlo ancora di più, ma dentro di me sono incuriosito. Lei si siede per terra e i bambini la seguono in silenzio. Sono in cerchio davanti a me, non troppo vicini. Vedo tra le sue mani un libro. Guarda gli altri bambini, guarda me, apre il libro. Piano piano tutto smette di urlare. Inizia a leggere. Siamo tutti attenti alle parole che usciranno dalla sua bocca da un momento all’altro. 

Mi fanno male le mani. 

Appoggio una gamba alla scala senza fare rumore.

Maestra, e dopo che succede?

© foto: https://pixabay.com/it/illustrations/fiaba-notte-musica-pesce-cielo-1180921/

A cura di Adele De Pasquale

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