In attesa che si concluda la terza edizione del nostro Contest di Scrittura Creativa, vi riproponiamo il racconto vincitore al Terzo Posto del Contest letterario tenutosi nel marzo 2022.
Buona lettura, e che sia di ispirazione per altri aspiranti scrittori: avete tempo fino al 2 aprile per inviarci il vostro racconto!
Mi chiamo Carmona Microphylla e la mia bevanda preferita è il caffè.
Tutto, in realtà, è nato per puro caso, quando, poche settimane fa, uno dei due miei attuali servitori mi ha salvato la vita. Me ne stavo quasi completamente rinsecchita sulla mensola polverosa di un vecchio incompetente che vende articoli per la casa in centro, proprio dietro la cassa, ed ero ormai convinta di lasciarci le foglie, quando un giorno entrò un omone muscoloso e pelato, con una barba nerissima e potata meglio dei prestigiosi prati da golf, maglietta verde attillata a mostrare delle radici sottocutanee forti e nodose, sguardo buono e intelligente. Mi ricordò subito una possente quercia da quanto era prestante. Aveva terminato i suoi acquisti (del terriccio, alcune pietre bianche e levigate, e bustine di semi), quando i suoi occhi nocciola incrociarono i miei rami ormai spenti. Non impiegò molto tempo a convincere il vecchio proprietario del negozio a sbarazzarsi di me e a darmi in regalo a lui, con la promessa che mi avrebbe trattato come merita una Carmona di tutto rispetto.
E fu così che finii nel posto in cui risiedo adesso: una meravigliosa mensola esposta al sole, in una cucina spaziosa e areata, in una casa affollata di sorelle e fratelli floreali. E fu così che conobbi il secondo dei miei servitori: un uomo magro e tonico, più alto del mio salvatore, con una folta chioma scura e una barba altrettanto curata. E fu grazie a lui che divenni la prima Carmona Microphylla, chiamata anche Bonsai del Tè, amante del caffè.
I miei due servitori si erano appena salutati con un bacio e, prima di uscire, la quercia muscolosa si era raccomandata con il compagno di ricordarsi, a una certa ora precisa, di rimescolare la mia terra semi umida con una polverina concimosa, utile per una totale e definitiva guarigione: le mie tenere foglie stavano già molto meglio, e la peluria sottostante cresceva morbida.
All’orario stabilito, vidi l’uomo magro e muscoloso avvicinarsi al davanzale della cucina con un’enorme tazza in mano, concentrato su qualcosa che vedeva dalla finestra dietro di me, dalla quale splendidi e tiepidi raggi di sole mi scaldavano la parte posteriore dell’esile tronco. Fece ancora un passo e inciampò. La tazza cadde con un tonfo assordante nel lavandino, spaccandosi in decine di pezzi, ma non prima che una bella sorsata di quel liquido scuro finisse tra le mie radici e alcune goccioline direttamente sulle mie foglie.
Vidi l’uomo magro sbiancare e cambiare espressione. Fece il possibile per tentare di assorbire il caffè con alcuni tovaglioli immacolati strappati alla rinfusa, ma era troppo tardi: avida di liquidi, riuscii comunque ad assorbirne la maggior parte.
E fu un’estasi.
Da quel giorno, ogni mattina, guardo con desiderio l’uomo quercia preparare quella che loro chiamano ‘caffettiera’: vedo le sue braccia muscolose che la aprono in due; si avvicina al mio davanzale per riempire una delle estremità d’acqua; lo vedo poi riempirla di una polvere marrone che assomiglia incredibilmente al mio terriccio, per poi riunire le due metà fino a farle combaciare strette come due amanti. La cosa strana è che fino al giorno dell’incidente non mi ero mai accorta di quell’aroma inebriante: è come se, una volta assaporato il gusto del caffè, le mie vene clorofilliche si fossero svegliate da un sonno profondo.
Questa mattina i miei due servitori hanno fatto colazione insieme. L’uomo quercia si è avvicinato alla finestra con in mano una tazzina ricolma di quel nettare nero e ho avuto uno spasmo più forte del solito.
Mentre si girava, lo sentii dire: credo di aver visto Carmona avere un orgasmo.
Andrea Elia
© Credit immagini: Courtesy Silvia Rossini