Janine

Parlare con Janine era la mia ancora in certi momenti. Talvolta non serviva neppure effettivamente emettere fiato: discorrevamo con il corpo. Sapevo che se lei avesse sporto il labbro inferiore, sarebbe stata arrabbiata per via del suo capo; se avesse sbattuto di continuo le ciglia, sarebbe stata commossa dai violinisti del locale in cui ci trovavamo di solito; se si fosse spostata una ciocca di capelli dietro le orecchie, avrebbe provato imbarazzo perché un gruppetto di giovani ragazzi, passando, l’aveva fissata – e come biasimarli, d’altronde – e così via: pelle, ossa e carne si fondevano in un dialogo continuo, per cui parlare a voce costituiva quasi un inutile fronzolo, un accessorio non consono. Notate bene, ho detto quasi.

Chiacchierare con Janine non era mai noioso o irrilevante, anzi. La sua voce era sottile come un filo, bassa e con un timbro che faceva sudare le mani. Sembrava sempre sul punto di congedarsi quando parlava, come se la vibrazione delle sue corde vocali fosse di troppo, come se rubasse troppo ossigeno all’interlocutore. La sua voce era sfuggente, da rincorrere, rarefatta.

E poi, venivano le parole che pronunciava. Scelte con cura, aggraziate ed eleganti: descrivevano spartiti musicali nell’aria, creando una musica talmente dolce e pura che i violinisti, se fossero riusciti a sentirla, sarebbero arrossiti dalla vergogna. Forse esagero, ma, ai miei occhi, lei era esattamente così. E non c’è un velo di malizia in tutto questo.

La cosa più preziosa di Janine era che sapeva rasserenarmi in qualunque situazione. Era una ragazza pragmatica, razionale e comprensiva: qualunque problema le avessi esposto, lei lo avrebbe ridimensionato, senza mai farmi sentire inadeguato per l’ansia che mi incatenava la gola alla minima difficoltà. Ancora più inestimabile era il fatto che le soluzioni da lei proposte funzionavano sempre.Janine era semplicemente un raggio di sole in certe giornate uggiose. Amarla non era difficile, ma innamorarsene lo era eccome. Come può pretendere un uomo di intrappolare il vento?

Elena Rossi

© Credit immagini: Mishel Mantilla

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