Feurat Alani è un giornalista franco-iracheno. È l’autore del romanzo grafico Le Parfum d’Irak (Il Profumo d’Iraq), in cui racconta l’Iraq di Saddam Hussein attraverso la sua testimonianza diretta. La dittatura vissuta nei panni di un bambino.
Feurat Alani è figlio di una doppia cultura. Nasce a Parigi da una famiglia irachena, e trascorre la sua infanzia in Francia. Le sue origini mediorientali lo affascinano, ma a casa l’Iraq è un taboo.
Il padre ha dovuto lasciare il paese in quanto oppositore politico: il nome di Saddam Hussein è impronunciabile in famiglia.
Feurat visita il suo paese d’origine per la prima volta a 12 anni, quando la guerra tra l’Iraq e l’Iran si è appena conclusa. Da lì in avanti, la crescita del giovane trascorrerà in parallelo con la parabola discendente della dittatura di Saddam Hussein, fino alla sua capitolazione nella guerra con gli Stati Uniti.
Feurat si immerge nelle storie dei suoi connazionali: ascolta le storie degli anziani, assiste alla morte e ai bombardamenti con l’innocenza di un bambino, andando a cogliere gli aspetti più umani che si respirano nel suo paese, come il profumo del gelato all’albicocca che tanto lo delizia.
In un paese che subisce profonde trasformazioni in pochi anni, un profumo, un dettaglio sono più chiari di mille parole. Feurat li insegue con ossessiva curiosità, e il giornalismo lo rapisce.
Il reportage di Feurat Alani è stato premiato nel 2019 con il Prix Albert Londres, il massimo riconoscimento francese a cui un reporter possa mai aspirare. Con Le Parfum d’Irak, Feurat Alani si fa promotore di una nuova branca del giornalismo, quello narrativo. Il racconto di un avvenimento in prima persona, una testimonianza diretta in cui il lettore si cala nella storia con immediatezza, senza scorciatoie.
Il romanzo grafico è diventato un lungometraggio d’animazione grazie al contributo della piattaforma francese Arte. Il film è in francese ma è possibile inserire i sottotitoli in italiano.
Nelle tante interviste che concede ai media francesi, Feurat Alani ripete continuamente la parola ‘umanità’. Il suo reportage nasce da questo bisogno: offrire una prospettiva alternativa al disagio, alla violenza, alla distruzione con cui molto paternalisticamente si è soliti definire l’Iraq. Ascoltate Feurat.
«Questa storia vi colpirà perché parlerà di un altro Iraq. Un Iraq di colori, odori, aneddoti, scherzi, momenti violenti e momenti di gioia. Nel mio paese c’è anche la vita.»
Pietro Battaglini