Se come educazione musicale si dovesse intendere solo il periodo delle scuole medie in cui si tentavano stridule note sul flauto dolce, allora tutti i genitori d’Italia, costretti ad applaudire ai fischi dei propri pargoli, sarebbero d’accordo nel dire che si potrebbe farne a meno. Per fortuna arriva SONG che, con un metodo di comprovata efficacia, avvia gratuitamente bambini di ogni età allo studio di uno strumento musicale.
L’associazione fa parte di una più ampia rete chiamata El Sistema nata nel 1975 grazie al musicista José Antonio Abreu che ha cominciato a togliere bambini dalle strade di Caracas dando loro uno strumento e una formazione intensiva. Da quel progetto pilota si è sviluppato quello che oggi è uno dei più importanti progetti musicali del nostro tempo: diffusosi ben oltre i confini venezuelani, il sistema conta più di 70 nuclei in tutto il mondo e grandi orchestre come la Sinfonica Simòn Bolìvar.
In Italia è arrivato per impulso del maestro Claudio Abbado, affascinato dalla metodologia didattica e dall’impronta umanitaria che da sempre accompagna il lavoro di questi professionisti. L’impegno, infatti, è rendere l’educazione musicale accessibile a tutti mediante percorsi gratuiti per bambini e ragazzi, anche con disabilità, così da promuovere la loro crescita personale e uno spirito di inclusione sociale attraverso la musica.
Gioia e divertimento sono le parole chiave di ogni esperienza nei nuclei del sistema e la metodologia adottata si basa sull’apprendimento in gruppo e l’insegnamento tra pari, dove i più grandi fanno da tutor ai più piccoli. Particolarmente incoraggiati dalla pratica musicale sono l’ascolto reciproco, la condivisione e il rispetto, valori che più vorremmo certamente vedere radicati in ogni essere umano.
In situazioni più disagiate e di povertà culturale o là dove l’istruzione musicale scolastica è carente, spesso si sottovaluta quanto la musica possa essere un’occasione di crescita e riscatto sociale. Il lavoro di SONG e di tutti i nuclei del Sistema è volto proprio a riscattare questa disciplina e accreditarla come valido percorso educativo e, visti i risultati ottenuti sembra proprio che ci stiano riuscendo.
Viola Marchi
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