Accendere la luce. Una delle azioni più comuni e automatiche che facciamo quotidianamente. A un gesto, corrisponde un effetto. Sicuro, scontato, ovvio. Dispositivi elettronici, elettrodomestici o l’illuminazione – vitale in certe situazioni, come il parto.
Secondo WeCareSolar il novantanove percento della mortalità materna, trecentomila morti all’anno, avviene in Paesi dove tutto questo non è affatto scontato.
La missione dell’organizzazione californiana è quella di portare in queste zone del mondo illuminazione, mezzi di comunicazione e strumenti medici affidabili che sfruttano l’energia solare.
L’elettricità sporadica non va d’accordo con operazioni chirurgiche, consegne e comunicazione. Se andiamo in crisi quando salta la rete wireless a casa, figuriamoci cosa può – più seriamente – succedere quando salta la corrente in una sala operatoria.
Nel 2009, We Care Solar ha iniziato la sua missione costruendo un impianto fotovoltaico per alimentare la luce, la strumentazione medica, la refrigerazione di una banca del sangue e gli strumenti di comunicazione di un ospedale nel nord della Nigeria. Da allora non si è più fermata.
Una delle creazioni di We Care Solar è la We Care Solar Suitcase, un sistema elettrico a energia solare trasportabile e compatto che include luci al LED, spine per i telefoni e altri strumentazioni mediche standard, utilizzabile sia negli ospedali sia in movimento.
Questo kit è stato diffuso in zone in stato d’emergenza come Haiti, dopo il terremoto del 2010, riducendo ritardi nelle cure e aumentando la sicurezza nelle procedure mediche e chirurgiche, oltre che una maggiore capacità di occuparsi di madri e neonati.
La diffusione è mondiale: dall’Africa all’Asia, a oggi, sono oltre duemila i centri distribuiti in più di venti paesi.
Il loro potere di salvare vite è largamente diffuso grazie alla collaborazione con organizzazioni come l’UNICEF e ai continui programmi di educazione mirati ad aumentare la conoscenza di queste installazioni.
Una dimostrazione di come sia possibile portare luce affidabile e sostenibile anche nelle zone più remote del nostro pianeta.
Monica B.
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