A Genova, in vico delle Compere 26r, c’è il Centro Banchi. È qui che due volte alla settimana (il lunedì e il mercoledì, dalle 17:00 alle 19:00) si riuniscono i ragazzi del progetto Ponti Migranti per insegnare l’italiano a chi ancora non lo sa. Quando arrivo mi accolgono sorridenti Luca e Adele, che hanno trovato un po’ di tempo per me prima dell’inizio delle lezioni. Intanto entrano i ragazzi: insegnanti e allievi sembrano avere la stessa età, alcuni arrivano insieme. C’è proprio un bel clima.

«Ponti Migranti fa capo a Left Lab, un’associazione che nasce nel 2015 con tre grandi progetti, tra cui l’insegnamento di italiano ai migranti. Il nostro scopo principale è creare veri e propri ‘ponti’ tra le persone. La scuola per noi non è un fine, un mezzo per far nascere amicizie, legami e per imparare gli uni dagli altri. Per questo i nostri volontari hanno un’età compresa tra i quindici e i trent’anni, così come i ragazzi che vengono a imparare, in modo che siano tutti quasi coetanei. L’attività non si esaurisce nelle lezioni di italiano: organizziamo gite, partite e cene in cui stiamo insieme e ci conosciamo meglio. Negli anni ci siamo strutturati di più: facciamo formazione interna ed esterna e offriamo tre livelli di insegnamento diversi per rispondere alle esigenze degli alunni.»

Entusiasti mi fanno assistere a una lezione. Aiuto, cerco di spiegarmi, faccio gesti, mi sforzo (l’italiano è una lingua davvero complicata!). Alla fine sono esausta: ho cercato di dare una mano, ma sarò stata utile? Prima di andarsene un ragazzo (vittima della mia prima volta da insegnante e della mia totale inesperienza) mi guarda, mi stringe la mano e mi dice «sei una brava maestra».
A casa mi hanno chiesto tutti come mai non smettessi di sorridere.
Daniela R.
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